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Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2013 alle ore 21:48.

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Pierino Zammarchi - (Ansa)Pierino Zammarchi - (Ansa)

Una condanna a cinque anni di carcere per l'imprenditore Pierino Zammarchi e l'assoluzione con formula piena del figlio Gianluca, dell'imprenditore Fernando Lora e del suo collaboratore Carlo Freschi. Si conclude così a Milano il processo in primo grado con al centro il dissesto del San Raffaele e per il quale il faccendiere Pierangelo Daccò è già stato condannato con rito abbreviato a 10 anni di reclusione e l'ex direttore amministrativo dell'ente Mario Valsecchi ha patteggiato 2 anni e 10 mesi e una multa di 200 mila euro. La sentenza dei giudici della terza sezione penale del Tribunale, presieduti da Patrizia Lacaita, è arrivata nel tardo pomeriggio dopo circa sette ore di Camera di consiglio. Il collegio, nel confermare le accuse contestate dai pm Luigi Orsi e Gaetano Ruta di associazione per delinquere e bancarotta, ha anche dichiarato Pierino Zammarchi interdetto dai pubblici uffici per 5 anni, inabilitato dall'esercizio di un'impresa commerciale e incapace di esercitare uffici direttivi presso una qualsiasi impresa per dieci anni. Inoltre l'imprenditore è stato condannato al pagamento di una provvisionale di 700 mila euro alla parte civile Commissari Giudiziali della Fondazione Centro San Raffaele in concordato preventivo e di una provvisionale di 100 mila euro alla parte civile Centro San Raffaele sempre in concordato preventivo.

I pm avevano chiesto per tutti e quattro gli imputati pene che andavano da 4 anni e 9 mesi ai 4 anni e 3 mesi di reclusione. «È una sentenza che in prima battuta appare del tutto illogica e priva di equilibrio - hanno commentato gli avvocati Sandro Clementi e Barbara Manara, difensori di Pierino Zammarchi -. Leggeremo attentamente le motivazioni» per un'eventuale impugnazione. Non così i legali di Gianluca Zammarchi, Mario Zanchetti e Andrea Soliani: si tratta di una «decisione giusta, che libera il nostro assistito da un'accusa molto grave. In realtà lui e la sua azienda - hanno aggiunto - sono state vittime del sistema San Raffaele», ai tempi di Don Luigi Verzè, morto nel dicembre del 2011 e di Mario Cal, l'ex vice presidente che si è tolto la vita qualche mese prima, nel luglio dello stesso anno. Sebbene i giudici abbiano assolto tre persone, con la sentenza di oggi l'impianto accusatorio ha retto: per Pierino Zammarchi le ipotesi di reato contestate in concorso con Daccò (è anche indagato e ancora in carcere per la vicenda della Fondazione Maugeri), Valsecchi, don Verzè e Cal sono state ritenute sussistenti e quindi, si suppone, anche quel «programma di depredazione sistematica» architettato dagli imputati che per anni ha sottratto milioni di euro dal bilancio della Fondazione per creare fondi neri e che, secondo investigatori e inquirenti, ha contribuito a generare una parte del passivo da 1,5 miliardi di euro. Passivo che ha costretto a chiedere e ad ottenere il concordato preventivo ma non essendo ancora stato ripianato, ha portato anche la nuova gestione dell'ente ospedaliero a programmare 244 lettere di licenziamento delle quali 64 già inviate.

La protesta degli studenti e dei professori
Intanto è trascorsa una nuova giornata di protesta all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Anche oggi è c'è stato il blocco dell'attività didattica, stabilito ieri dai professori in appoggio alla protesta degli studenti che ieri hanno occupato gli uffici del rettorato e quelli amministrativi al secondo piano del Dibit 2. La mattinata è cominciata con l'assemblea degli studenti di medicina intorno alle 10 nel Ciborio, la grande sala al piano terra del Dibit 2 che don Luigi Verze' aveva pensato come il cuore dell'ateneo. Proprio questo spazio ricco di elementi simbolici, come la maxi elica del Dna che scende giù dalla cupola, e che ieri è stata oggetto di lanci di carta igienica, è diventato il teatro della protesta. Una marcia dei ragazzi (e sembra anche di diversi professori, secondo quanto riferisce il preside della Facoltà di medicina Massimo Clementi) all'interno della struttura di via Olgettina. Direzione Cascina, la casa adiacente al complesso del San Raffaele dove vive il presidente dell'ateneo, Raffaella Voltolini, con le fedelissime del sacerdote-manager, le Sigille dell'Associazione Monte Tabor. Sugli striscioni messaggi come "Non valiamo zero posti" e slogan che invocano la tutela dell'indipendenza dell'università. Il blocco dell'attività didattica è previsto anche per giovedì e venerdì. Salvo telefonate decisive da Roma. «Gli studenti di San Raffaele, gli specializzandi, i dottorandi e i medici neolaureati aspiranti specializzandi, con l'appoggio dei professori, «decretano la sospensione totale delle attività cliniche, didattiche e di ricerca» in risposta all'emanazione dei decreto ministeriali del Miur, che non ha assegnato posti per le matricole nei corsi di laurea in Medicina e Odontoiatria per l'anno accademico 2013-2014 e ha disposto l'accorpamento delle scuole di specializzazione ad altre università
statali lombarde si legge nella nota diffusa.

Il ministro Carrozza in visita nel fine settimana
Ma già un primo risultato la protesta degli studenti e docenti l'ha prodotto: il neo ministro dell'Istruzione, università e ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha annunciato che alla fine di questa settimana sarà a Milano per ascoltare le parti in causa. Lo rende noto il coordinamento degli studenti. «Ci ha telefonato oggi - spiega Luca Vago, uno dei rappresentanti degli studenti - assicurandoci che risolvere la situazione del nostro ateneo è una delle sue priorità. Noi abbiamo dato la nostra disponibilità ad incontrarla, che speriamo verrà raccolta». Disponibilità che invece è stata ritirata dalla presidente del Consiglio di amministrazione (Cda) dell'ateneo, Raffaella Voltolini, che dopo aver detto di voler incontrare gli studenti nel pomeriggio, «poi non si è presentata - continua Vago -. La nostra richiesta è che l'attuale Cda si dimetta, e che venga rinnovata la convenzione tra università e ospedale. Nel frattempo continueremo con l'occupazione del rettorato fino a che non avremo un esito dall'incontro con il ministro».

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