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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2013 alle ore 08:05.
L'ultima modifica è del 11 maggio 2013 alle ore 08:16.

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La vera partita è con Bruxelles, e il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni si appresta a giocarla proponendo alla Commissione europea e ai colleghi dell'Eurogruppo, già nella serata di lunedì, un percorso a più tappe che prenderà le mosse da un primo, preciso impegno programmatico del neonato governo Letta: la sostenibilità dei conti pubblici nel medio periodo, garantita da tre elementi.

I n primo luogo, una volta ottenuto il via libera all'uscita dell'Italia dalla procedura per disavanzo eccessivo, l'impegno è a mantenere il deficit al di sotto del 3% del Pil. Sia il decreto Imu-Cig che il governo si appresta a varare dopo aver definito con maggiore precisione le coperture, sia i successivi interventi in agenda, non dovrebbero dunque modificare nella sostanza i saldi di finanza pubblica, che pure saranno aggiornati con la Nota integrativa al "Def". Si agirà attraverso anticipazioni di tesoreria (è il caso della sospensione della prima rata di giugno dell'Imu), e rimodulazioni di bilancio per rifinanziare la Cig.

Quanto all'Iva (2 miliardi per far slittare l'aumento di un punto dal prossimo 1° luglio al 1° gennaio 2014), occorrerà definire un piano di contestuali tagli alla spesa corrente primaria. Copertura da estendere agli altri impegni finanziari, dalla questione dei precari della Pa alla conferma delle agevolazioni fiscali del 55% per le ristrutturazioni edilizie connesse al risparmio energetico. In lista di attesa, anche il finanziamento delle missioni internazionali nell'ultimo quadrimestre del 2013. Per quel che riguarda la soluzione a regime per l'Imu, la riscrittura della contestata imposta comporterà la rimodulazione del prelievo. Potrebbero soccorrere i risparmi attesi dal riordino delle agevolazioni fiscali.

Il secondo step riguarda il margine tra le due variabili di finanza pubblica: se il deficit nominale si avvicinerà al tetto massimo del 3%, dovrebbe comunque essere garantito un deficit strutturale (depurato dagli effetti del ciclo economico) nella posizione di «close to balance», quindi nei dintorni del pareggio. Il terzo è la conferma del vero punto di forza dei nostri conti pubblici: pur in presenza di un debito pubblico che volerà al 130,4% del Pil, saremo in grado di garantire che l'avanzo primario (il saldo di bilancio al netto della spesa per interessi) cresca dall'attuale 2,4% al 4,3% del Pil nel 2015.

Se questo è il quadro di finanza pubblica, dovranno interagire altri due elementi anch'essi decisivi: la discesa dello spread almeno a quota 200 punti base, che lo stesso ministro dell'Economia auspica venga sostenuta dalla positiva reazione dei mercati all'uscita dell'Italia dalla procedura d'infrazione; l'avvio della ripresa, collocabile tra la fine del 2013 e il primo trimestre del 2014. Certo pesa la variabile politica, ma la prima missione europea del titolare di Via XX Settembre punta a rassicurare i partner: dopo il tormentato avvio della legislatura, con la riconferma di Giorgio Napolitano al Quirinale e la nascita del governo Letta, sostenuto dalla pur inedita coalizione Pd-Pdl, le prospettive di medio periodo paiono ora più incoraggianti rispetto a qualche settimana fa.

La sostenibilità dei conti pubblici dovrà essere garantita da una sorta di «nota a margine» del «Piano nazionale di riforma». Documento che, proprio per l'imminente cambio della guardia a Palazzo Chigi, è stato redatto dal governo Monti sotto forma di «work in progress». Saccomanni ne illustrerà lunedì i capitoli salienti: riordino dell'Imu, revisione della riforma del mercato dal lavoro, spending review, proiettati su un tragitto in linea con gli impegni richiesti dall'«Agenda 2020».

La stesura del decreto su Imu e Cig, oggetto del vertice di maggioranza di ieri a Palazzo Chigi, sarà definita nel fine settimana, e dunque lunedì a Bruxelles Saccomanni ne illustrerà solo le grandi linee, in attesa del varo (tra martedì e mercoledì). Poi, nelle settimane successive, il focus si sposterà sui possibili margini che paiono aprirsi nell'esatto conteggio del peso da attribuire allo sblocco della prima tranche dei debiti commerciali della Pa. A partire dall'autunno, se non emergeranno ostacoli in corso d'opera, si potrà aprire il dossier degli «investimenti pubblici produttivi», da attivare nel 2014 fruendo in tal modo degli spazi di manovra offerti dal «braccio preventivo» del Patto di stabilità per i paesi la cui sostenibilità dei conti pubblici sia accertata e riconosciuta da Bruxelles.

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