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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2013 alle ore 06:38.
Più critico Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro del l'Università Bocconi di Milano: «In questa fase di disoccupazione acuta e di risorse scarse bisogna stabilire delle priorità: occorre piuttosto concentrare i fondi disponibili su una drastica riduzione del cuneo fiscale per i giovani, l'unica misura in grado di muovere in tempi rapidi un mercato ormai paralizzato». Nel medio periodo, aggiunge Del Conte, questa misura «si rivelerebbe anche un buon affare per le finanze pubbliche, visto che è proprio tra le nuove generazioni che negli ultimi due anni si è concentrato il triste fenomeno della sparizione dall'elenco dei contribuenti». Sul peso delle tasse sui salari non abbiamo però niente da invidiare alla Francia, seconda nella classifica Ocse, mentre l'Italia è sesta.
Il miraggio di lungo termine resta la Vollbeschäftigung, la piena occupazione della Germania. «Tutto merito - dice Ferdinand Fichtner, capo economista del Diw Berlin - di un mix di riforme introdotte negli ultimi 10 anni per rendere più flessibile il mercato del lavoro. Come la formula del part-time, con i cosiddetti mini-jobs che hanno aumentato le chance per donne e lavoratori più anziani, o gli incentivi all'occupazione per addetti a bassa qualifica e a bassa retribuzione, oltre alla moderazione salariale. Un cocktail di ingredienti che ha reso il nostro Paese più competitivo sui mercati globali». Per noi la strada, invece, sarà ancora in salita.
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NOI E GLI ALTRI
Le iniziative messe in campo
CREDITO D'IMPOSTA
BASSI SALARI
ITALIA
Nella relazione dei saggi si propone di «riconoscere un credito d'imposta ai lavoratori a bassa retribuzione (fra i quali molti sono i giovani), che si trasformi in sussidio monetario se eccede l'imposta dovuta»
BELGIO
Il programma Activa, introdotto nel gennaio 2010, incoraggia l'assunzione di disoccupati consentendo al datore di lavoro uno sconto sui contributi mensili di 1.000 euro al trimestre. I giovani dai 18 ai 25 anni ricevono un assegno di 500 euro mensili per tre anni
FRANCIA
Simile alla proposta italiana, il "prime pour l'emploi" (premio per il lavoro), introdotto nel 2001, è destinato ai dipendenti con uno stipendio basso. Il "premio" consiste in un credito d'imposta sui redditi di lavoro dipendente fino a 17.451 euro per single, vedovi e divorziati e 26.572 euro per coniugi e conviventi. Qualora il credito d'imposta sia superiore all'imposta dovuta, la differenza viene corrisposta al dipendente
GRAN BRETAGNA
Nel Regno Unito è in vigore un credito d'imposta per i cittadini con un salario basso o che si occupano dei figli (con o senza un lavoro). Da quest'anno il sistema è stato sostituito da un credito di imposta universale che combina l'attuale credito d'imposta per i lavoratori e per chi si occupa dei figli con diverse agevolazioni, tra cui anche un sussidio di disoccupazione, pertanto il credito verrà garantito sia ai disoccupati, sia ai lavoratori con un salario basso, sia a chi si occupa dei figli. Nel budget 2013 il tetto per avere l'esenzione è stato portato a 10mila sterline
STAFFETTA
GENERAZIONALE
ITALIA
La "staffetta generazionale" è una delle ipotesi a cui sta lavorando il Governo Letta con un sistema
di incentivi compatibili con i vincoli di bilancio.
A livello regionale - in Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte - sono partiti dei progetti sperimentali. Le risorse sono attinte da un budget complessivo di 80 milioni per tre tipologie di interventi: contributi da versare all'Inps a beneficio dei lavoratori senior che accettano il part time a fronte di assunzione di giovani; incentivi per il reinserimento dei lavoratori; bonus assunzionali alle imprese
FRANCIA
A metà marzo è entrata in vigore la legge sul "contratto generazionale". Consente alle imprese con meno di 300 dipendenti di beneficiare di un sostegno pubblico di 4mila euro all'anno per tre anni se assumono un under 26 e al tempo stesso si impegnano a mantenere un dipendente di almeno 57 anni per consentire la trasmissione delle competenze. L'azienda deve anche impegnarsi a non licenziare il lavoratore più anziano fino alla pensione. Il governo punta a siglare 500mila contratti entro il 2017