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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2013 alle ore 08:08.

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Silvio Berlusconi (Ansa)Silvio Berlusconi (Ansa)

La sala del cinema, la sala della musica e quella da pranzo di Villa San Martino. I luoghi al centro del processo sul caso Ruby, nel quale Silvio Berlusconi è imputato di concussione e prostituzione minorile, sono stati mostrati per la prima volta nello speciale "La guerra dei vent'anni: Ruby, ultimo atto", andato in onda ieri sera alla vigilia della requisitoria del pm Ilda Boccassini. Uno speciale che ha riproposto le tesi difensive del Cavaliere, confermate dalla stessa Karima El Marough ma che è stato l'occasione per ritornare a parlare di magistrati «politicizzati» e usati dalla sinistra per «farlo fuori»politicamente.

E così sia il leader del Pdl sia la giovane marocchina al centro della vicenda giudiziaria, entrambi intervistati nell'approfondimento di Canale 5, hanno affermato che le cene ad Arcore non erano nulla di sconveniente ma «normalissime» e che non hanno mai avuto «rapporti sessuali»: «Non si potevano nemmeno avere», ha aggiunto l'ex premier sottolineando che Ruby «era una ragazza che si era presentata come portatrice di una storia terribile» e quindi «non induceva nessun sentimento diverso dalla commiserazione». E poi Berlusconi ha anche affermato, quando poi la vera identità della giovane venne a galla, di essersi «sentito preso in giro» in quanto lei mentì non solo sulle sue origini egiziane e sulla sua parentela con Mubarak, ma anche sull'età: «Appariva come una di 22 o 23 anni - ha sottolineato Berlusconi- ma aveva detto a tutti che ne aveva 24». Una bugia raccontata, hanno affermato tutti e due, anche per «sfuggire dalle comunità», alle quali lei, essendo allora ancora minorenne, veniva affidata e da dove scappava.

Ma nel programma, una sorta di «dichiarazione spontanea» resa non in un aula di giustizia ma davanti al microfono e alle telecamere, il Cavaliere si è anche soffermato a lungo sull'ormai nota notte in Questura , quando la minorenne venne trattenuta per via di un furto e rilasciata dopo una sua telefonata. Una telefonata che gli è costata un'accusa di concussione in quanto, secondo l'indagine, avrebbe esercitato pressioni sui funzionari di polizia di turno. «Io in vita mia non ho mai esercitato pressioni su nessuno», si è difeso il leader del Pdl. «Perchè io sono una persona che non sa dare ordini ma sa convincere». E su questo punto gli ha fatto eco Ruby, che ha affermato che di aver ricevuto dagli agenti di polizia un trattamento «normale, non diverso dalle altre volte». Inoltre Ruby Rubacuori - che ha ammesso di aver speso i 57 mila euro ricevuti in prestito dal Cavaliere «non per aprire un centro estetico ma per vivere decentemente per più di un anno» - difendendo la sua onorabilità per difendere quella dell'ex capo del governo, non ha esitato a raccontare che durante i suoi interrogatori come parte offesa, ai pm «interessava dimostrare che mi ero prostituita così avrebbero dimostrato che aveva avuto rapporti sessuali con Berlusconi», aggiungendo che «la prostituzione è contro i miei principi».

Insomma, tutte cose già dette dalle difesa e dai testimoni da lei citati in aula e che oggi in vista della requisitoria e della richiesta di condanna sono state riproposte lasciando, come vera novità, le immagini degli interni e del giardino di Villa San Martino dove, per la Procura, si sono svolti i presunti festini a luci rosse con tanto di "bunga-bunga". Infine, l'ex premier, nel tracciare un bilancio delle inchiesta giudiziarie e dei processi avviati nei suoi confronti, e a suo dire finiti in assoluzioni, ha definito la sentenza del Lodo Mondadori «ridicola e assurda» e che «grida vendetta davanti a Dio» e ha di nuovo attaccato la magistratura.

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