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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2013 alle ore 16:07.

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Intercettazioni, il Pdl accelera. Pd: «Non è priorità» - Appello del Csm alla Cancellieri

Riforma della giustizia, dalle parole ai fatti: prima tappa, almeno nelle intenzioni del centrodestra, l'aggiornamento delle norme sulle intercettazioni. Dopo il comizio di sabato scorso a Brescia, in cui l'ex premier Silvio Berlusconi ha auspicato tra le priorità della legislatura e del governo una serie di interventi in materia di giustizia indigeste alla sinistra - dalla separazione della carriere di Pm e giudici, alla responsabilità civile dei magistrati - il capogruppo in commissione Giustizia, Enrico Costa, ha depositato oggi il "vecchio" ddl Alfano sulle intercettazioni, proponendolo come punto di partenza del dibattito. Altri due ddl in materia sono stati despositati da Maurizio Bianconi (sempre alla Camera) e Domenico Scilipoti (Senato).

A breve, oltre al ddl sulle intercettazioni, Costa ha poi annunciato la presentazione di un altro ddl sulla responsabilità civile dei magistrati, ed uno sulla messa alla prova, proponendo «come base di discussione testi già approvati almeno da un ramo del Parlamento», per i quali l'articolo 107 del regolamento consente una sorta di "corsia privilegiata" per la calendarizzazione. La risposta dal Pd non si fa attendere, ed è affidata alla presidente della commissione Giustizia di Montecitorio Donatella Ferranti: «In una situazione politica così delicata - spiega - non credo sia un tema che possa rientrare tra le priorità per venire inserito in tempi rapidi all'ordine del giorno».

Sulla stessa linea la deputata Anna Rossamando, sempre della II commissione: «Il tema delle intercettazioni non é certamente una priorità nell'ambito delle importanti riforme che attendono i cittadini per l'efficienza della giustizia. Gli orientamenti del Pd sono noti: riteniamo che si tratti di uno strumento investigativo fondamentale con la doverosa tutela della riservatezza delle persone. La riproposizione da parte del Pdl del testo già proposto nella passata legislatura rischia di far fare un grave passo indietro al confronto politico».

Il ddl riproposto oggi da Costa è la "fotocopia" di quanto approvato (in via non definitiva) dal Palamento nella scorsa legislatura in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali deliberato. All'origine, il ddl deliberato dal Governo Berlusconi nel giugno del 2008 - su proposta dell'allora Guardasigilli Angelino Alfano -. Approvato in prima lettura dalla Camera (giugno 2009) e dal Senato (giugno del 2010), il ddl è poi approdato per la terza lettura alla Camera, rimanendo "congelato" - causa polemiche e mobilitazione in piazza e sul web di quanti avversavano la riforma - all'esame dell'Assemblea nell'autunno del 2011.

Tra gli elementi chiave della riforma , la possibilità di pubblicare, almeno in forma sintetica, gli atti di un processo non più segreto e il divieto di pubblicare le intercettazioni, da considerare segrete fino alla fine del dibattimento. Per i giornalisti trasgressori, previsto un mese di carcere e multe fino a 10mila euro (gli editori fino a 450mila euro). Carcere fino a 3 anni invece per la pubblicazione di intercettazioni destinate ad essere distrutte.

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