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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2013 alle ore 18:50.

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«Sono venuto qui in piazza per dirvi tre parole: io sono qui io sono qui e resto qui più determinato e convinto di prima». Così Silvio Berlusconi ha aperto a Brescia la manifestazione davanti al Palazzo di giustizia dopo la conferma in appello della condanna per i diritti tv Mediaset. La piazza è divisa tra i manifestanti e un nutrito gruppo di contestatori, divisa da un cordone di polizia.

«Dopo le dimissioni del nostro governo alla fine del 2011 - ha ricordato il leader del Pdl - pensavo fosse giunto il momento di lasciare la linea del fronte. Avevo anche la speranza di poitermi dedicare un po' anche al mio grande Milan. Ma mi hanno fermato tre preoccupazioni: l'urgenza di lottare a fondo per uscire dalla recessione e tornare alla crescita. Solo essendo al governo possiamo mettere in campo le ricette necessarie. La
seconda preoccupazione era l'andamento negativo dei sondaggi per il nostro movimento, con il rischio che il potere finisse nelle mani della sinistra e della sua parte estrema, che non è cambiata e alla quale non riconosciamo la capacità di governare. La terza lo stato della giustizia, che calpesta il diritto alla libertà dei cittadini, interviene nella vita politica e vuole eliminarmi».

«Sosterremo lealmente il governo» nato dopo che «la sinistra, dopo aver rincorso per mesi Grillo, ha accettato la nostra proposta», ha proseguito Berlusconi. A sentir nominare Grillo, la folla é esplosa per due volte in una salva di fischi. «Reazione rozza ma efficace», ha commentato il leader pdl. E poi ha sottolineato che "abbiamo onorato gli impegni da giugno non si pagherà più l'Imu. Dobbiamo essere soddisfatti da ora in avanti la tredicesima non sarà presa come accaduto a dicembre per l'Imu e mai più la casa dovrà essere aggredita come si è fatto con quella tassa".

Berlusconi è poi tornato a chiedere una riforma complessiva della giustizia: «Noi vogliamo ripercorrere la via decisa dal popolo sovrano» in materia di responsabilità civile del giudice stabilita nel referendum degli anni '80. «In Parlamento - ha aggiunto - ci batteremo per una grande riforma della giustizia che non può piu aspettare», quella «che presentammo nella scorsa legislatura», ha aggiunto chiedendo la separazione
delle carriere, parità tra accusa e difesa, responsabilità civile del magistrato «Che deve rispondere dei suoi errori se commessi con dolo e colpa grave». Ma anche «una riforma delle intercettazioni, perché gli italiani tornino liberi di usare il telefono». Quindi «il ripristino di un vero segreto istruttorio».

Il serata è arrivata la replica dei magistrati: "Nessun odio, nessun pregiudizio politico, i magistrati applicano la legge e lo fanno con serenità in un sistema garantito", afferma l'Anm in una nota, definendo le accuse "il solito campionario di offese" ai giudici.

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