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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2013 alle ore 07:10.

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Le recenti proposte del Presidente francese Hollande (un Governo della Uem, il rilancio degli investimenti europei per la crescita, per l'industria e per l'occupazione, una graduale mutualizzazione del debito) sono fondamentali ma non nuove. Il problema non è infatti quello dei progetti ma quello della forza politica per farli adottare dalla Uem e dalla Ue. Siamo certi che il Governo italiano sosterrà queste proposte e quelle politiche europee che rilancino l'economia reale senza la quale l'Europa «fiscalmente costrittiva» non entrerà in una fase di «crescita costruttiva».

Nell'odierno Consiglio europeo il tema non è centrale ma lo sarà a quello di fine giugno che (speriamo) sia anche concreto. Bisognerebbe ripartire dal "Fiscal compact" (FC) che andrebbe letto con flessibilità per i singoli stati della Uem e integrato con strumenti per un "Growth compact" dell'Eurozona.
Costrizione fiscale. Sono i noti obblighi sanciti del «Trattato internazionale sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria» (FC) in vigore dal primo gennaio 2013. In sintesi si tratta: dell'obbligo del pareggio strutturale di bilancio da conseguire nel medio termine e poi mantenere con un scostamento ammissibile dello 0,5% del Pil (1% per i paesi con debito su Pil non superiore al 60%); dell'obbligo di riduzione della quota del debito pubblico eccedente il 60 per cento del prodotto interno lordo ad un ritmo medio triennale pari ad almeno un ventesimo all'anno dell'eccedenza. Le deroghe sono ammesse solo in caso di eventi eccezionali (per esempio i disastri naturali) o gravi di recessioni dell'Eurozona.

Poiché non siamo certi che tutti ricordino come l'Italia ha costituzionalizzato questi obblighi è utile riepilogarlo. Il nostro Parlamento, con legge del 20 aprile 2012 N. 1, ha riformato gli articoli 81, 97, 117 e 119 della Costituzione introducendo le prescrizioni del FC (poi ratificato in luglio con la legge 114) per tutte le Amministrazioni Pubbliche centrali, locali, non territoriali. L'approvazione alla Camera e al Senato è avvenuta a stragrande maggioranza superando così la necessità del referendum popolare in quanto si è andati oltre i due terzi dei componenti nella seconda votazione. Poi con la legge del 24 dicembre 2012 N. 243, approvata a maggioranza assoluta in ciascuna Camera come richiesto da nuovo articolo 81 della Costituzione, si sono fissate tutte le norme attuative. Così dal primo gennaio 2014 i bilanci dello Stato applicheranno le nuove norme e dal primo gennaio 2016 lo faranno le Regioni e gli Enti locali. In conclusione, è la prima volta che la Costituzione viene modificata in dettaglio su richiesta dell'Europa.

Speriamo che nel farlo si siano considerati gli effetti di queste modifiche sull'impianto complessivo della nostra costituzione economica.

Vigilanza
L'ultimo passaggio previsto dalla nostra legge 2012/243 è un «Organismo indipendente per l'analisi e la verifica degli andamenti di finanza pubblica e per la valutazione dell'osservanza delle regole di bilancio». È il «fiscal council» chiesto dalla Commissione, già presente o in fase di istituzione negli Stati della Uem (ed anche in vari Stati extraeuropei). In Italia sarà composto da tre membri che rimangono in carica sei anni nominati d'intesa dai Presidenti delle Camere nell'ambito di una rosa indicata dalle Commissioni bilancio di ciascuna Camera. Può esserci utile se non valuterà solo il rigore ma saprà anche trovare spiragli per la crescita ammessi dal FC. Perciò è indispensabile che sia composto da personalità italiane di altissimo profilo ed esperienza in organismi internazionali (come l'Fmi e l'Ocse) che pur essendo attenti al rigore sono sempre più attente alle politiche per la crescita.

Crescita reale
L'impostazione legislativa precedente è stata adottata a livello costituzionale da vari altri Paesi della Uem tra cui la Spagna ma non dalla Francia che, su parere della sua Corte Costituzionale, si è limitata a rafforzare una legge esistente. Tutti hanno quindi il problema di valutare gli effetti di compatibilità tra rigore e crescita.
Lo stesso problema si pone per le istituzioni europee per la conciliazione tra i rigidi vincoli di bilancio del FC e gli obiettivi di crescita, investimenti, occupazione e benessere previsti dai Trattati europei. Il modo migliore per superare queste difficoltà sarebbe da un lato quello di incorporare flessibilizzandolo il FC (ben prima dei 5 anni previsti dallo stesso) nei Trattati europei e dall'altro quello di trasformare il Fondo salva- stati (Esm), incorporandolo adeguatamente nei Trattati, in un Fondo per la stabilità con la crescita. Più forte sarà un nuovo Esm ,operante per l'Eurozona come soggetto unitario, meno flessibile potrà essere il FC a livello dei singoli Stati specie per quelli, come l'Italia, che hanno un elevato debito pubblico sul Pil.

Si dirà che è un salto istituzionale impossibile. Non crediamo sia così visto che in un anno l'Eurozona ha varato due Trattati internazionali (FC e Esm) di grande complessità. Nel vertice di giugno si considereranno anche i progressi dell'importante progetto (presentato nel giugno 2012) «Verso un'autentica unione economica e monetaria» elaborata da Van Rompuy, Barroso, Juncker e Draghi. Speriamo molto che lo stesso da un lato apra alla flessibilità del FC e dall'altro enfatizzi gli strumenti per combattere la recessione strutturale e di lungo termine, con la connessa elevata disoccupazione, dell'Eurozona.

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