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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2013 alle ore 14:12.

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Nelle carte del processo d'appello sui diritti tv di Mediaset «vi è la prova, orale e documentale, che (Silvio) Berlusconi abbia direttamente gestito la fase iniziale per così dire del gruppo B (sistema di società off shore) e, quindi, dell'enorme evasione fiscale realizzata con le società off shore».

È quanto sottolineano i giudici della Corte d'appello di Milano nelle motivazioni della sentenza di condanna a 4 anni emessa a carico di Silvio Berlusconi al termine del processo di secondo grado sui diritti tv di Mediaset.

Il collegio presieduto da Alessandra Galli indica proprio in Berlusconi il promotore del sistema di società off shore che avrebbe permesso a Mediaset di accumulare fondi neri all'estero ed eludere il fisco italiano grazie ai prezzi gonfiati dei diritti tv acquistati in Usa: «Era riferibile a Berlusconi - puntualizzano le toghe milanesi - l'ideazione, la creazione e lo sviluppo del sistema che consentiva la disponibilità di denaro separato da Fininvest ed occulto al fine di mantenere ed alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere presso conti correnti intestati a varie società che erano a loro volta amministrate da fiduciari di Berlusconi».

Così il sistema dei diritti tv di Mediaset «si scrive in un contesto più generale di ricorso a società off shore anche non ufficiali ideate e realizzate da Berlusconi avvalendosi di strettissimi e fidati collaboratori».

Per i giudici, «interponendo fra le Major (da cui si compravano i diritti tv, ndr) e il gruppo Fininvest/Mediaset una serie di società estere, che operavano adeguati ricarichi nella compravendita dei diritti, si otteneva un duplice risultato: non solo si creavano costi fittizi destinati a diminuire gli utili del gruppo e quindi le imposte da versare all'erario italiano, ma si costituivano, appunto, ingenti disponibilità finanziarie all'estero». Tale «strategia» specificano i giudici «traeva origine in anni in cui Berlusconi era incontestabilmente il gestore diretto di tutte le attività del gruppo».

I giudici della Corte d'appello di Milano, insomma, non hanno dubbi sulle responsabilità dirette di Berlusconi: «Non è verosimile - scrivono a questo proposito nelle motivazioni - che qualche dirigente di Fininvest o Mediaset abbia organizzato un sistema come quello accertato e, soprattutto, che la società abbia subito per 20 anni truffe per milioni di euro senza accorgersene».

Il sistema delle società off shore è stato ideato «per il duplice fine di realizzare un'imponente evasione fiscale e di consentire la fuoriuscita di denaro dal patrimonio di Fininvest e Mediaset a beneficio di Berlusconi».

Berlusconi: motivazioni «surreali»
«Le motivazioni della sentenza della Corte di Appello di Milano nella vicenda "Diritti" sono davvero surreali». Così Silvio Berlusconi, in una nota giunta in serata definisce le motivazioni della corte d'Appello sulla sentenza Mediaset.
«Se vi è ancora un barlume di buonsenso sull'applicazione del diritto e sulla valutazione del fatto - afferma l'ex premier - questa sentenza non potrà che essere posta nel nulla riconoscendosi la mia assoluta innocenza».

Gli avvocati di Berlusconi annunciano l'impugnazione dell'appello
Alla luce delle motivazioni depositate oggi dalla Corte di Appello di Milano per la conferma della condanna a 4 anni di reclusione per Silvio Berlusconi per frode fiscale in relazione alla compravendita dei diritti tv di Mediaset, i legali dell'ex premier ne hanno annunciato l'impugnazione. «A proposito della sentenza della Corte di Appello di Milano - è scritto in una dichiarazione degli avvocati Niccolò Ghedini e Pietro Longo - si deve sottolineare come nella motivazione depositata quest'oggi le argomentazioni utilizzate siano del tutto erronee e sconnesse rispetto alla realtà fattuale e processuale e saranno oggetto di impugnazione nella certezza di una ben diversa decisione nel prosieguo del processo che riconoscerà l'insussistenza del fatto e l'estraneità del presidente Berlusconi».



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