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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2013 alle ore 12:35.

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Nella foto l'Aula di Palazzo MadamaNella foto l'Aula di Palazzo Madama

Ormai è partito il conto alla rovescia per l'avvio della stagione di riforma delle istituzioni. Stamattina al Senato vertice di definizione dei punti ancora in sospeso tra il governo e i capigruppo della maggioranza. Poi nuovo incontro nel pomeriggio per superare gli ostacoli residui. I ministri Dario Franceschini e Gaetano Quagliariello hanno visto i partiti uniti nel sostegno all'esecutivo in vista del voto di domani, da parte delle due Camere, sulle mozioni che metteranno nero su bianco il percorso da seguire. A meno di (improbabili) sorprese dell'ultima ora in Parlamento non approderà un unico atto di indirizzo perché dall'opposizione sono state già annunciate soluzioni in proprio sul punto. Mentre in seno alla stessa maggioranza continua il braccio di ferro su parte delle misure cui metter mano nel brevissimo periodo. Domani in Senato la discussione generale delle mozioni avrà luogo a partire dalle 9.30. Alle 15.30 è previsto l'intervento del presidente del Consiglio Enrico Letta con a seguire le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi. A Montecitorio si parte invece un'ora più tardi.

Si punta a modifiche minime alla legge elettorale e all'istituzione della Commissione dei 40
Forte dell'«ampia base comune», queste le parole usate ieri dal ministro Quagliariello, il governo tira dritto guardando con speranza alla possibilità di portare a casa entro l'estate almeno due dei punti in cima alla lista delle priorità: le modifiche minime alla legge elettorale, come rete di sicurezza nell'eventualità di un ritorno improvviso alle urne, e un primo sì di Camera e Senato all'istituzione dell'organismo nel quale saranno condotti i giochi, la cosiddetta Commissione dei 40. Su questi due fronti si stanno intensificando i contatti nell'asse delle larghe intese per arrivare rapidamente a un accordo, non essendo stata al momento ancora colmata la distanza quanto all'ampiezza della clausola di salvaguardia, in tema di legge elettorale, e alla «riproporzionalizzazione» della Commissione dei 40 rispetto alla presenza di Pd-Pdl.

Momenti di tensione al vertice mattutino
Al di là della condivisione «sostanziale sull'impianto delle riforme», come sintetizza a caldo Franceschini, la riunione di stamani ha sancito la non compatibilità dei punti di vista. Raccontano che tra i capigruppo del Pd e del Pdl, Roberto Speranza e Renato Brunetta, non siano mancati i momenti di tensione durante il vertice. Dinanzi alla richiesta rinnovata dall'ex ministro della Pa di cambiamenti al Porcellum ridotti allo stretto necessario Speranza ha ribadito con forza che il Pd non intende accontentarsi di una revisione minima del sistema in vigore. Relativamente all'altra ragione di dissenso, ovvero la Commissione dei 40, il Pdl rivendica di avere «lo stesso numero di membri» del Pd, con il totale azzeramento del premio di maggioranza. Qui i democratici si dicono disponibili a riequilibrare la rappresentanza, «ma tenendo conto del numero dei parlamentari» che sono, per il Pd, più numerosi. Alla luce delle divergenze esistenti, la via d'uscita prefigurata da Luigi Zanda passa per la netta separazione degli ambiti. «Il tema della legge elettorale è sostanzioso - ammette il capogruppo a Palazzo Madama - ma non è nella mozione che si deve indicare quale sarà la formula della legge elettorale».

Pd: non vogliamo un Porcellinum
Dato lo stallo il Pd vuole che il riferimento alla legge elettorale sia espunto dalla mozione. «Non possiamo accettare ritocchini minimalisti. Siamo per la cancellazione del Porcellum e non vogliamo, al suo posto, un Porcellinum» attacca la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro. L'orientamento emerso nel corso della riunione del gruppo democratico alla Camera è di dare via libera a una mozione sulle riforme «asciutta» con la sola indicazione dell'iter di riforma previsto. «Così si può votare», avrebbe detto il segretario Guglielmo Epifani. Anche se da più parti è giunta la sollecitazione a seguire alla lettera il dettato dell'articolo 138 della Costituzione che segna i passaggi propri delle leggi costituzionali, riconoscendo la dovuta centralità al Parlamento. Qualche malumore serpeggia inoltre nella componente renziana. Il disappunto è dovuto alla circostanza che non si conosce nel dettaglio il contenuto della mozione sulla quale si dovrà pronunciare l'Aula ma anche dal fatto che non c'è stato dibattito sufficiente, dicono, sui contenuti. Soprattutto sul piano della legge elettorale.

Alla Commissione dei 40 solo poteri referenti
Comunque c'è l'intesa perché la Commissione dei 40 abbia poteri solo referenti; ma per abbreviare i tempi sarà accorciato da tre a due mesi l'intervallo tra il voto di una Camera e l'altra. Innovando «senza stravolgere il percorso dettato dall'articolo 138 della Costituzione», tiene a precisare l'ex presidente pidiellino del Senato Renato Schifani.
All'ora di pranzo i gruppi di Pd e Pdl si sono riuniti, separatamente, con Franceschini e Quagliariello per fare il punto prima del vertice pomeridiano destinato alla quadratura del cerchio. Alla «responsabilità di tutti» ha fatto appello il ministro Quagliariello: diamo al percorso delle riforme una quasi «sacralità per far capire ai cittadini che si sta facendo qualcosa per il Paese».

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