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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2013 alle ore 20:30.
L'ultima modifica è del 29 maggio 2013 alle ore 10:30.

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Semaforo verde dell'aula del Senato e di quella della Camera alle mozioni di maggioranza che avviano il percorso delle riforme costituzionali. Curiosamente è stata approvata alla Camera anche la mozione Giorgetti (Lega) con più voti della mozione di maggioranza: 441 a 436 Respinta alla Camera la mozione del renziano Giachetti sul ritorno al Mattarellum, che ha creato uno strappo nel Pd. Lo stesso Letta ha più volte invitato il deputato del Pd a ritirare la mozione («Anche se me lo ha chiesto Letta in Aula, non ritiro la mozione», ha risposto Giachetti). «Piena adesione alla maggioranza - ha detto poi Giachetti - ma riproverò ad abolire il Porcellum, magari con maggior fantasia di oggi».

Il documento unitario di Pd, Pdl e Scelta Civica propone tra i vari punti il varo di un disegno di legge costituzionale entro giugno per istituire il 'Comitato dei 40' parlamentari che si occuperanno di elaborare le proposte e un termine di 18 mesi entro cui concludere il percorso riformatore. L'accordo al ribasso individuato dalla maggioranza non fa riferimento alla legge elettorale.

Leggi i testi di tutte le mozioni presentate

Scoppia il caso Giachetti e il Pd va alla conta
Alla Camera strappo tra Roberto Giachetti e il Pd. Il vicepresidente della Camera ha ribadito più volte di non voler ritirare la mozione sul ripristino del Mattarellum, essendo un documento «trasversale» e non di corrente, firmato anche da deputati di altri partiti, circa 100 in totale. Il capogruppo del Pd a Montecitorio, Roberto Speranza e poi lo stesso Letta avevano invitato Giachetti a fare un passo indietro, altrimenti il Pd avrebbe votato contro la mozione.

Poi si è andati alla conta. Già 34 deputati - tutti i renziani, Pippo Civati e due prodiani - avevano votato all'assemblea del gruppo contro la relazione del capogruppo Roberto Speranza che chiedeva a Roberto Giachetti di ritirare la mozione. Alla fine dei circa 100 deputati del Pd firmatari nessuno (a parte lo stesso Giachetti) ha tenuto fede al momento del voto e la mozione è stata respinta con 400 no e 139 sì. Gli astenuti sono stati nove. Guglielmo Epifani, segretario del Pd, ha così potuto sostenere che i democratici sono «un partito che discute ma alla fine sa trovare l'unità».

Quarantatre parlamentari Pd contro la mozione di maggioranza
Un gruppo di parlamentari del Pd, 43 in tutto, si erano schierati contro la mozione sulle riforme al voto oggi alla Camera e al Senato. Nel testo si sottolineavano alcuni «elementi di preoccupazione» sul metodo e sul rinvio della riforma elettorale alla fine del percorso, con il rischio che il Porcellum resti. Il documento porta la firma tra l'altro di Rosy Bindi, Pippo Civati, Laura Puppato, della renziana Nadia Ginetti e dei prodiani Franco Monaco e Sandra Zampa, e di Walter Tocci.
In aula alla Camera erano al vaglio cinque mozioni: oltre a quella di maggioranza (firmata dai capigruppo Speranza, Brunetta, Dellai e Pisicchio) le mozioni del renziano Roberto Giachetti, di Sel, Lega Nord e del Movimento Cinque Stelle.

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