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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2013 alle ore 17:12.

La dieta forzata imposta dal presidente del Consiglio Enrico Letta ai partiti con il disegno di legge che ieri ha ottenuto il via libera del consiglio dei ministri - è previsto lo stop al finanziamento pubblico in tre anni, le risorse arriveranno dai contributi privati - desta reazioni contrastanti non solo all'interno delle principali forze politiche, ma anche tra gli stessi membri del governo. «I radicali - afferma il ministro degli Esteri Emma Bonino - potrebbero lanciarsi in una nuova campagna referendaria» per abrogare i fondi pubblici ai partiti.

La responsabile della Farnesina, insomma, ammette di non essere «così fiduciosa che l'arrivo del ddl in parlamento migliori o chiarisca la situazione». Considerato l'"umore" generale e i dubbi avanzati dalle tesorerie, la sensazione è che il provvedimento possa avere vita non facile in Parlamento. Quindi, ragiona Bonino, meglio correre subito ai ripari, prima che l'iniziativa perda slancio o, peggio ancora, rimanga inpantanata nelle sabbie mobili dei veti incrociati. «Il finanziamento pubblico ai partiti è vivo e vegeto», scrive il leader di M5s Beppe Grillo su twitter. «Chi credeva che alla politica non sarebbe più arrivato un euro statale si metta l'anima in pace».

Che la strada scelta abbia destato qualche mal di pancia ne sembra consapevole lo stesso presidente del Consiglio, che lascia aperto uno spiraglio per il dialogo: «Il finanziamento pubblico ai partiti - afferma Letta, nel suo intervento al Festival dell'economia di Trento - è un tema su cui si deciderà. A chi non piace la proposta presentata ieri, ne faccia altre, ma il tema è da affrontare». Un'apertura che punta a evitare un muro contro muro che potrebbe destabilizzare l'equilibrio all'interno dello stesso esecutivo.

E sul cammino delle riforme, il ministro Quagliariello - autore assieme al collega Franceschini del ddl licenziato dal consiglio dei ministri - ha voluto sottolineare che «gli italiani sono più consapevoli di quanto non si possa pensare» e che «non sarebbero disposti a perdonare un ennesimo fallimento». Dichiarazione che si pone in linea con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che nel tradizionale videomessaggio in occasione della Festa nazionale della Repubblica ha chiarito che vigilerà perché non si scivoli di nuovo verso opposte forzature e rigidità. (An.C.).

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