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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2013 alle ore 14:25.

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Abolizione del finanziamento pubblico ai partiti graduale, spalmata nell'arco di tre anni: le risorse saranno ridotte al 60% il primo anno, al 50% il secondo anno e al 40% al terzo anno, per poi essere abolite del tutto. Sono queste le novità previste dal ddl varato oggi dal Consiglio dei ministri. Commentando il provvedimento al termine dell'incontro con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, il presidente del Consiglio Enrico Letta ha detto di confidare «nel fatto che il Parlamento lo approvi rapidamente perché ne va della credibilità del sistema politico italiano di essere in grado di essere visto dai cittadini come un sistema che è in grado di convincerli a finanziarlo».

Il ministro De Girolamo: c'è riserva su tutto
Che il percorso in Parlamento del provvedimento approvato dall'esecutivo possa essere tortuoso ne è convinta anche il ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo: «C'è una riserva su tutto», ha detto, facendo riferimento ai tempi dell'abolizione dei fondi pubblici. «Sarà il Parlamento a decidere».

Quagliariello (Riforme): seguito il principio "la democrazia ha un costo"
A spiegare i dettagli del ddl ci pensa il ministro delle Riforme istituzionali, Gaetano Quagliariello, che alla conferenza stampa del pomeriggio esordisce: «Questo finanziamento pubblico deve essere abrogato, perché sotto il termine dei rimborsi elettorali creava un vero e proprio finanziamento pubblico e quindi si basava su un'insopportabile ipocrisia». Il secondo principio che ha ispirato il ddl del governo, spiega, é che «la democrazia ha un costo». Le agevolazioni che sono previste dal Ddl, e soprattutto il meccanismo del due per mille, spiega il ministro, «inizierà ad essere attivo dal 2016, quando i partiti potranno percepire quello che deriva da questo nuovo meccanismo. Per questo abbiamo previsto che dall'anno prossimo il finanziamento sarà ridotto del 40 per cento, il successivo del 50, l'anno dopo del 60». Non solo. I partiti, spiega ai giornalisti i ministri, «devono avere uno statuto che garantisce alcuni criteri di democraticità». Tra le condizioni fissate dal ddl per l'accesso al nuovo sistema di finanzimento quella che «i bilanci dei partiti siano certificati».

Rivoluzione copernicana del finanziamento pubblico
In conferenza stampa, il ministro ha posto l'accento sulla portata della riforma promossa dal governo: si passa, ha ribadito, «dall'età toleimaca all'età copernicana». «Da un finanziamento pubblico fornito a prescindere» si arriverà «ad un finanziamento pubblico sottoposto a due condizioni: la volontà della scelta dei cittadini e il fatto che i partiti siano una struttura fondamentale della vita democratica, strumenti del funzionamento delle istituzioni». Prima dell'accelerazione voluta dall'Esecutivo, aggiunge, «c'era una ipocrisia diventata insopportabile», «i partiti ora devono essere strumento» della democrazia, «dare garanzia, adeguando i loro statuti, certificando i loro bilanci e sottoponendosi ad alune norme di trasparenza». Tra gli aspetti innovativi ricordati da Quagliariello, il fatto che lo Stato «potrà erogare servizi invece che denari, spazi televisivi autogestiti, luoghi per i congressi, esenzioni per le bollette. Su questo punto il governo ha richiesto anche una delega per incentivare la fornitura di servizi ai partiti», ha precisato il ministro.

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