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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2013 alle ore 09:57.

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Fu Don Verzé a volermi in Regione
Fu don Luigi Verzè, il fondatore del San Raffaele di Milano, a volere la presenza di Nicole Minetti nel Consiglio Regionale lombardo. Lo ha rivelato lei stessa, che lavorava per il gruppo ospedaliero: «Il presidente Berlusconi mi disse che don Verzè avrebbe avuto piacere ad avere un rappresentante dell'istituto in consiglio regionale, io accettai con gioia e inconsapevolezza, ma a quel ruolo non ero pronta».

Sono stata tradita dalla mia amica Melania Tumini
Nicole Minetti da' la sua versione anche sulla conversazione intercettata nella quale briffa Melania Tumini: «Le cene di Arcore le ho descritte con toni esuberanti e scherzosi che ben si addicono a una conversazione tra vecchie amiche. Melania Tumini è ormai una vecchia amica che mi ha tradita e colpita alle spalle». La stessa Tumini, parlando con un'altra amica al telefono e nell'aula del processo, aveva infatto raccontato di essere rimasta scioccata dalle scene hot viste a Villa San Martino.

La notte in Questura: l'affidamento fu un atto di generosità
Riguardo all'ormai famosa notte in Questura, nella quale Ruby venne rilasciata dopo le telefonate di Silvio Berlusconi, Nicole Minetti ha spiegato che «io mi sono prestata per fare del bene, per permettere che la ragazza tornasse a casa sua, come tra l'altro mi aveva detto il funzionario Giorgia Iafrate. Fu un atto di generosità».
L'ex consigliere regionale aggiunge che «solo in quell'occasione la ragazza si è rivelata essere minorenne». Minetti spiega poi di aver conosciuto Ruby per la prima volta il 14 febbraio 2010: «non ho mai avuto modo di pensare, come gli altri, che avesse un'età diversa da quella che dichiarava». La Minetti ha definito come "fantasia" la definizione che hanno dato di lei i magistrati, come della persona che si occupava della gestione delle case di via Olgettina: «Io aiutavo le ragazze che non potevano intestarsi i contratti».

La lettera di difesa di Emilio Fede che rinuncia alle dichiarazioni spontenee in aula: ad Arcore nessun rapporto sessuale
«Non ho invitato Ruby, non mi ricordavo di averla conosciuta, non mi sono minimamente interessato alla sua età». Lo scrive Emilio Fede in una lettera ai giudici del processo nella quale chiarisce anche che ad Arcore non ci furono «balletti osceni né tantomeno rapporti sessuali...Assaggiatore, scene orgiastiche, situazioni bacchiche offrono una triste e aberrante descrizione della realtà ...Mi limito a ricordare che di fronte a voi ci sono, con tutti i loro diritti e doveri, esseri umani e che, come tali, non dovrebbero essere sottoposti a mortificazioni al di la' di quelli che sono ancora reati presunti. Queste descrizioni offendono l'imputato che ha sempre e comunque il diritto costituzionale alla presunzione d'innocenza».

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