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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2013 alle ore 07:44.
La sfida alla disoccupazione, ed in particolare a quella giovanile, sarà l'oggetto della riunione dei ministri del Lavoro e dell'Economia di Italia,Francia,Germania e Spagna che si terrà a Roma a fine settimana. È un'iniziativa importante in vista del Consiglio europeo di fine giugno nel quale il problema dovrà essere, con altri, al centro delle decisioni dei Capi di stato o di Governo della Ue. Il Presidente del Consiglio Letta intende insistere sul tema per varare provvedimenti che riducano la disoccupazione giovanile.
A tal fine sono molto utili le analisi fatte dalla Commissione europea (condivise con altre istituzioni europee) che riteniamo saranno alla base dell'incontro dei Ministri a Roma. Per questo è bene ritornare sul tema (da noi già trattato il 4 giugno scorso nell'articolo «Formazione per salvare il lavoro») in quanto dalla disoccupazione giovanile derivano danni alle persone (dal disadattamento alla salute), all'economia (minore crescita, innovazione, sostenibilità finanziaria) alla società (disaffezione alla partecipazione e derive estremiste). Ed infine anche al buon funzionamento di una democrazia. Sia in Europa che in Italia.
Non stiamo esagerando perché nella Ue il tasso di disoccupazione giovanile (cioè delle persone tra 15 e 24 anni che cercano lavoro diviso la forza lavoro nella stessa classe di età) supera il 25% con divari tra Paesi enormi. In totale la più ampia categoria dei Neet (disoccupati,persone che non cercano lavoro e che non sono in processi formativi) comprende 7,5 milioni che salgono a 14 milioni includendo le classi d'eta da 25 a 29 anni. Il tasso Neet (cioè il rapporto tra i Neet e la popolazione di riferimento) si posiziona tra il 13% e il 20% per le due citate classi di età. È stato stimato che questa situazione causa una perdita di Pil della Ue pari a circa 150 miliardi annui ovvero l'1,2% del Pil. Dato questo del 2011 che oggi si è certo aggravato.
Nell'analisi delle cause, in aggiunta a quella della recessione europea ed italiana che va primariamente combattuta, concentriamoci su tre che vanno rimosse indipendentemente dalla portata(di cui alcuni dubitano) attribuita ai dati sopra presentati.
Un primo problema dei giovani emerge dal confronto con gli adulti: il tasso di disoccupazione giovanile è circa il doppio di quello adulto ed i giovani occupati hanno una posizione meno stabile (tempo determinato;part-time). Questo è fisiologico per limitati periodi ma diventa patologico nel medio termine specie se causato (come in Italia) anche da una legislazione che irrigidisce sia l'ingresso dei giovani sia l'uscita degli adulti.
Un secondo problema è quello dell'abbandono scolastico o delle attività formative (compreso il tirocinio).
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