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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2013 alle ore 18:12.

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Lo stesso giorno in cui veniva emanata la sentenza di condanna con l'accusa di avere incitato all'odio razziale Mirko Viola, uno dei componenti della formazione di ultradestra Stormfront, spedì al presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici una cartolina in cui si sosteneva che «le leggi indotte dal sangue sono superiori a quelle del diritto». Un passo tratto dalle Elegie di Properzio piegato però ad un'ideologia antisemita e razzista.

Per questo e per avere violato i divieto di comunicazione via internet il leader di Stormfront è finito nuovamente in cella dopo la revoca del regime degli arresti domiciliari. Viola, coinvolto nell'indagine sul sito neonazista "Stormfront" poi oscurato all'esito delle indagini della Digos di Roma e della Polizia Postale, era stato condannato lo scorso giugno alla pena di due anni e otto mesi di reclusione per aver promosso e diretto un movimento di estrema destra, finalizzato all'incitamento, alla discriminazione ed alla violenza per motivi razziali ed etnici.

Alla base della decisione dell'Autorità giudiziaria alcune e-mail inviate dal Viola alla società datrice di lavoro. Con Viola l'8 aprile scorso, sono stati condannati per gli stessi reati altri tre componenti del gruppo, ritenuti responsabili di aver organizzato e poi strutturato il gruppo sul territorio, alimentando i contatti ed il proselitismo attraverso la rete intenet.

Questa mattina gli agenti delle Digos di Roma e Milano e della Polizia Postale hanno eseguito il provvedimento restrittivo, sulla base del quale il Viola è stato poi associato presso la casa circondariale di S. Vittore. Nel corso della perquisizione eseguita presso il domicilio milanese dove Viola si trovava agli arresti domiciliari è stato rinvenuto e sequestrato materiale informatico.

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