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Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2013 alle ore 17:00.
L'ultima modifica è del 22 giugno 2013 alle ore 15:28.

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Josefa Idem (LaPresse)Josefa Idem (LaPresse)

Il ministro delle pari opportunità Josefa Idem si scusa per le irregolarità commesse. Finita nella bufera politica per non aver versato l'ici per la sua casa-palestra di Ravenna, assicura: «Sanerò ogni cosa». «Ho delegato tutte le mie questioni fiscali ed edili - afferma nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi -. Vi sono state irregolarità e ritardi: me ne scuso pubblicamente, me ne assumo le responsabilità e sanerò ciò che sarà da sanare. Non sono infallibile». Idem non ha alcuna intenzione di dimettersi da ministro («nessuno lo avrebbe fatto in Germania», afferma), anzi va al contrattacco e reagisce con forza alle «parole scagliate come pietre contro di me con inaudita violenza» per le vicende legate a possibili abusi edilizi e al pagamento dell'Imu su un'abitazione di proprietà. «Non è vero che il ministro Idem non ha pagato Ici e Imu», spiega il legale del ministro. L'avvocato nega che siano stati commessi reati: solo irregolarità. Intanto spunta una mozione di sfiducia per il ministro: un documento che dovrebbe essere sottoscritto dai due capogruppo di M5s e Lega Nord al Senato, Nicola Morra e Massimo Bitonci. Il testo circola in queste pre tra i gruppi parlamentari.

Morra (M5s): Idem imbarazzante, si dimetta
M5s rincara la dose. «La difesa del ministro Josefa Idem è imbarazzante - afferma Morra -. Siamo stati trai i primi a sollevare il caso in consiglio comunale a Ravenna ed in Parlamento con la interrogazione depositata al Senato martedi. Confermiamo la nostra richiesta di dimissioni, contenuta tra l'altro nella mozione di sfiducia sottoscritta insieme alla Lega». «Chiediamo al ministro Josefa Idem di comportarsi da cittadina tedesca e dimettersi da ministro. Auf wiedersehen Josefa».

Il ministro: continuo per non tradire la fiducia delle persone
Il ministro ammette che ci sono tante persone che hanno chiesto le sue dimissioni, ma tantissime altre, fa notare, le hanno chiesto di rimanere. «Tanti mi hanno chiesto di non darla vinta a una montatura mediatica e io proseguo per non tradire la fiducia delle persone che contano sul mio contributo», spiega il ministro.

«Ho delegato a dei professionisti. Voglio tutto a regola d'arte»
Idem si difende. «Non ho imparato a fare la commercialista, il geometra o l'ingegnere - ricorda il ministro nella conferenza stampa -. Pertanto, visto il peso del mio lavoro e le assenze dovute alla mia attività, ho delegato tutte le questioni relative a dei professionisti, con un'indicazione chiara: "Voglio che sia fatto tutto a regola d'arte e nel rispetto assoluto della legge"».

Dall'escamotage per non versare l'ici sulla palestra ai contributi
Josefa Idem sarebbe accusata di aver indicato la propria residenza in una palestra della frazione ravennate Santerno, a poca distanza dalla casa del marito che, quindi, risultava residente da un'altra parte. Questo escamotage ha permesso di non pagare l'Ici dal 2008 al 2011, fruendo dell'esenzione per la prima casa prevista dalla legge. Il 5 giugno scorso la Idem ha avuto un "ravvedimento operoso", versando all'Agenzia delle entrate quanto dovuto. Nella palestra, c'è anche un'ipotesi di abuso edilizio: l'edificio in questione, infatti, sarebbe stato interamente accatastato come abitazione, mentre al piano terra è adibito a palestra. Infine, nel mirino è finito il pagamento dei contributi pensionistici per il periodo di 11 mesi (fra il 2006 e il 2007) in cui la Idem è stata assessore comunale. Secondo un'interpellanza in consiglio comunale l'olimpionica sarebbe stata assunta "virtualmente", per dieci giornate di lavoro, dall'associazione Kajak presieduta dal marito. Questo avrebbe consentito di farle prendere l'aspettativa e iscrivere a carico del Comune i contributi pensionistici.

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