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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2013 alle ore 14:10.

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Il "made in Italy" è il nuovo "bersaglio" degli investitori cinesi: ora è il quotidiano francese Les Echos a puntare i riflettori sulla crescente presenza della Cina nell'economia italiana. "Ferretti, Ferragamo, vini del Chianti? E presto forse Pirelli o Telecom Italia Mobile? Gli investitori cinesi prendono posizione nella Penisola. In cerca di know-how, di marchi e anche di alleanze strategiche".

Segnalando l'apertura a Milano dell'agenzia di rating europea Dagong Europe, l'inchiesta del corrispondente da Roma Pierre de Gasquet attira l'attenzione sul fatto che un anno e mezzo dopo l'acquisizione di Ferretti, "la Rolls dei costruttori nautici" da parte della conglomerata cinese Shig-Weichai, "il made in Italy è più che mai sul radar dei grandi investitori di Hong Kong e della Cina continentale". Non solo i vini del Chianti o i gioielli del lusso, come Ferragamo o Cucinelli, ma anche le imprese meccaniche della Lombardia, Pirelli o la filiale mobile di Telecom Italia.
Les Echos ricorda che di recente il presidente di Confidustria Giorgio Squinzi ha messo in guardia contro il rischio di lasciare che "altri possano fare shopping portandosi a casa i nostri pezzi migliori a prezzi di saldo". Una frase che suona come un avvertimento: "L'Italia non è in saldo".

Anche se negli ultimi due anni gli investimenti diretti in Cina hanno conosciuto un boom significativo, secondo Les Echos "non si può ancora parlare di razzia". Alla fine del 2012, 79 gruppi della Cina continentale e 52 multinazionali di Hong Kong detenevano partecipazioni dirette in Italia, per un fatturato globale di 6 miliardi di euro. "Le cifre sono ancora modeste, ma l'orientamento è chiaro". Segno di una certa "febbrilità": una delegazione dell'Istituto di amministrazione di Shangai è stata di recente ricevuta al Tesoro; al centro delle discussioni, l'eventuale interesse di investitori cinesi per le grandi reti d'infrastrutture di Telecom Italia, Snam (gas) o Terna (elettricità), in cui la Cassa Depositi e Prestiti ha partecipazioni strategiche.
Secondo le stime della società di consulenza americana Megermarket, gli investimenti diretti cinesi in Italia si sono moltiplicati per 12 nel primo semestre del 2012.
Dopo avere acquisito "il re delle betoniere" Cifa, il presidente del gruppo cinese Zomlion, Chunxin Zhan, ha detto che sta esaminando altre opportunità d'investimento nella Penisola.

"Nel settore della meccanica e dell'elettronica, ci sono molti operatori cinesi pronti a fare acquisizioni", conferma Lorenzo Stanca, del fondo d'investimento italo-cinese Mandarin Capital Market, cofondatore dell'agenzia Dagong Europe. "La Cina è affamata di tecnologia: l'Italia è nella posizione ideale per studiare una collaborazione con un paese pieno di liquidità come la Cina", dice l'economista Alberto Forchielli, cofondatore di Mandarin Capital Partners.

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