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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2013 alle ore 14:38.

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Nel suo intervento di martedì all'Abi, il Governatore Ignazio Visco ha parlato con chiarezza dicendo cose importanti. Due punti in particolare meritano di essere sottolineati: la centralità della politica creditizia per rilanciare la crescita in Italia; e un elenco preciso delle priorità che tale politica dovrebbe affrontare. Entrambi i punti sono fondamentali, e dovrebbero guidare la politica economica del governo.

L'Italia non riesce a uscire dalla recessione soprattutto perché manca la domanda aggregata. L'inevitabile austerità fiscale, una politica monetaria totalmente inadeguata, l'incertezza sul futuro, hanno trascinato i Paesi del Sud Europa in una spirale avversa di caduta della domanda, aumento della disoccupazione, distruzione di capitale fisico e finanziario, che si alimenta su se stessa.

Per uscirne, occorre innanzitutto sostenere la domanda di beni e servizi prodotti nel nostro Paese. E la politica del credito è l'unico strumento rimasto per poterlo fare. Per una serie di circostanze più volte discusse, il credito bancario alle imprese continua a contrarsi (è sceso del 5% su base annua tra marzo e maggio), e le piccole e medie imprese italiane sono strozzate dalla carenza di liquidità e da tempi dei pagamenti sempre più lunghi.

Allentare questa stretta è fondamentale per consentire la ripresa, ed è particolarmente urgente ora che si intravede qualche segnale di stabilizzazione della produzione industriale.

Anche nella latitanza della politica monetaria, vi sono vari strumenti con cui fare affluire più credito alle imprese, nel breve e nel medio termine. Come ha ricordato il Governatore Visco, va fatto tutto il possibile per aumentare la quota di credito alle imprese che non è intermediata dal settore bancario. Ma anche l'offerta di credito bancario può essere incrementata, ampliando i fondi di garanzia sui prestiti alle imprese, facilitando l'emersione di posizioni deteriorate nei bilanci delle banche (e giustamente il Governatore ha attirato l'attenzione sugli effetti nefasti delle operazioni "di sistema" ma di fatto con parti correlate), continuando la ricapitalizzazione delle banche anche attraverso un allentamento del controllo delle fondazioni sul sistema bancario italiano.

Per realizzare una politica del credito più attiva e incisiva, tuttavia, occorre che queste priorità siano inserite nell'agenda del governo. L'ampliamento dei fondi di garanzia richiede adeguati stanziamenti di bilancio.

Per ripulire i bilanci delle banche, occorre anche rimuovere i disincentivi fiscali che oggi non consentono alle banche italiane di dedurre immediatamente le perdite sui crediti. La supervisione delle fondazioni bancarie fa capo al ministero dell'Economia. La patrimonializzazione delle imprese può essere incentivata anche ampliando le deduzioni per il capitale di rischio (l'Ace). Per non parlare dell'accelerazione nel pagamento dei crediti verso i fornitori della Pa.
Il ministro Fabrizio Saccomanni conosce a menadito queste materie, ed è perfettamente in grado di tradurre in pratica le priorità indicate dal Governatore Visco. Eppure, finora l'azione del governo è sembrata distratta da altre questioni, forse per via di incaute promesse elettorali fatte da alcuni partiti della maggioranza. È ora di mettere la politica creditizia al centro delle preoccupazioni del governo.
Come ha più volte sollecitato questo giornale, non vi è alcuna ragione per procrastinare, e sicuramente la mancanza di fondi non è una scusa valida. Il 60% dei fondi strutturali europei destinati all'Italia per il 2007-20013 non è ancora stato speso, e ciò corrisponde a circa 30 miliardi. A questo si aggiungono i fondi strutturali assegnati per il 2014-2020, ancora tutti da spendere e pari a circa 55 miliardi. Queste risorse andrebbero impiegate prioritariamente nella politica creditizia, come ha recentemente suggerito l'Action Instituite nella sua proposta sulla costituzione di un nuovo Fondo di Garanzia per i prestiti alle piccole e medie imprese (si veda il Sole 24 Ore di ieri).

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