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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2013 alle ore 17:55.

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Per i periti incaricati dal gip Patrizia Todisco, il giudice che a luglio 2012 ha messo sotto sequestro gli impianti dell'Ilva di Taranto per disastro ambientale, l'inquinamento della fabbrica siderurgica ha causato negli anni "malattia e morte". Per Enrico Bondi, commissario dell'Ilva dal 4 giugno scorso su decreto del Governo, la diffusione dei tumori a Taranto è invece dovuta all'elevata diffusione del fumo di sigarette e non all'inquinamento. Questo perché Taranto, essendo città marittima e portuale, avrebbe avuto, rispetto alle altre città del Mezzogiorno, una maggiore diffusione del fumo di sigarette.

Un'affermazione che Bondi inserisce in una lettera inviata al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, e alle Agenzie regionali Arpa (ambiente) e Ares (sanità) - corredandola con uno studio fatto eseguire dall'Ilva - e che scatena una bufera sul commissario dell'Ilva. Movimento Cinque Stelle, Verdi e Rifondazione ne chiedono le immediate dimissioni dal ruolo che il Governo gli ha assegnato, ma su Bondi piovono anche le dure critiche dello stesso governatore Vendola e del Pd. Il tutto avviene a distanza di qualche giorno dall'approvazione, da parte della Camera, del decreto legge 61 che ha commissariato l'Ilva affidandola appunto a Bondi, il quale ha come vice l'ex ministro dell'Ambiente, Edo Ronchi.

Ma Bondi non contesta solo l'equazione inquinamento dell'Ilva uguale aumento dei casi di tumori a Taranto, equazione, per la verità, messa in luce ad ottobre scorso anche dallo studio "Sentieri" fatto effettuare dal ministero della Salute all'Istituto superiore di sanità. Il commissario dell'Ilva contesta anche la legge regionale della Puglia sulla Valutazione del danno sanitario, una norma voluta dalla Regione per misurare l'incidenza che l'inquinamento dei grandi poli industriali sulle condizioni di salute della popolazione più esposta. Per Bondi, infatti, "il rapporto sulla valutazione del danno sanitario si sovrappone ad altre valutazioni della stessa materia attribuite ad autorità di vigilanza nazionali previste dalla legge statale sia in sede di disciplina generale, sia in relazione alle norme recentemente dettate specificatamente per lo stabilimento Ilva".
Non è affatto così per il governatore Vendola, per il quale "gli studi e le conclusioni di Arpa e Asl forniscono evidenze scientifiche chiare e lampanti, e in ogni caso indicano una possibile strada di sopravvivenza delle attività industriali che devono essere assoggettate alla condizione di non danneggiare la salute dei cittadini". La valutazione del danno sanitario, aggiunge ancora Vendola, è una "rivoluzione copernicana" perché per la prima volta in Italia "ci si occupa degli effetti delle attività industriali sulla salute dei cittadini".

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