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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2013 alle ore 11:02.

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Dl Fare, emendamenti tagliati ma non basta: il Governo chiede la fiducia. Salta il tetto agli stipendi dei manager pubblici - Dossier

Nonostante la buona volontà di maggioranza, Sel e Lega, che hanno ridotto a 28 in tutto i loro emendamenti (da oltre 800), sono ancora troppe le proposte di modifica al Dl "Fare", targate soprattutto M5S. Per questo, confermando quanto ipotizzato ieri, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini (Pd) ha richiesto alla Camera il voto di fiducia sul decreto, «nel testo approvato dalle commissioni competenti dopo il rinvio approvato dall'Aula» ieri pomeriggio.

Lo Sviluppo economico difende la norma sui tetti agli stipendi dei manager
«Duole rilevare come una norma che introduce elementi di uniformità e di regolazione nella determinazione dei compensi per i manager pubblici, venga interpretata come tentativo di eliminare il tetto retributivo». È quanto si legge in un comunicato del ministero dello Sviluppo economico. «La norma in questione prevede infatti - in modo fortemente innovativo - che il trattamento economico dei manager venga determinato dal Ministro dell'Economia, secondo criteri - si aggiunge - che tengano conto dei risultati aziendali nonché delle migliori pratiche internazionali, disponendo altresì il divieto dell'erogazione di componenti variabili degli emolumenti degli amministratori, nel caso in cui il risultato d'esercizio delle società non sia positivo. Un gruppo di parlamentari del Pd chiede, invece, cge si corregga subito la norma. Per i deputati del Pd Michele Anzaldi, segretario della Vigilanza Rai, Dario Parrini, Edoardo Fanucci (entrambi componenti della commissione Bilancio di Montecitorio) ed Ernesto Magorno, «servono assicurazioni immediate affinché nessuno metta veti, altrimenti saremmo di fronte non a un errore ma a un gravissimo ritorno al passato». Per i deputati «fare un passo indietro sullo stop alle retribuzioni d'oro dei manager pubblici significherebbe tradire pesantemente le attese dei cittadini, in un momento in cui la crisi economica si fa sempre più dura».

Saltato possibile accordo Governo-M5S sugli emendamenti
Inutile, per scongiurare la fiducia, l'incontro in extremis tra Governo e grillini, che hanno condizionato il ritiro delle loro 400 richieste di modifica alla garanzia di accoglimento integrale di un "pacchetto" ristretto di 8 emendamenti, 4 condivisi dall'Esecutivo, 4 no. Una richiesta eccessiva. secondo Franceschini, che alla fine ha confermato in Aula l'opzione già preannunciata ieri pomeriggio: la condizione per costruire «un percorso che nel rispetto dei tempi di conversione consenta all'aula di esprimersi e quindi rispettare le scadenze», ha spiegato lo stesso ministro in Aula, non può essere che «si ritirano gli emendamenti se c'é l'accoglimento di un certo numero» di modifiche.

Voto fissato per le 11,30 di domani
Tra le ragioni della richiesta di fiducia (che la Conferenza dei capigruppo ha fissato per domani mattina alle 11,30) anche l'affollamento del calendario parlamentare da qui alla pausa estiva (da convertire o approvare 6 decreti legge, la legge Comunitaria, le norme sull'omofobia e sul finanziamento pubblico ai partiti, l'istituzione del Comitato per le riforme), che rischiava di essere compromesso da un esame prolungato del Dl Fare.

Ostruzionismo di Fdi e grillini sugli ordini del giorno
Dopo il voto, dalle 12.40 alle 14, l'Aula darà spazio alla presentazione degli ordini del giorno al decreto, che verranno discussi a partire dalle 16, dopo il Question time. Difficile invece fare previsioni sul voto finale sul provvedimento perché l'opposizione, in particolare M5S e Fratelli d'Italia, ha annunciato che si prenderà tutto il tempo disponibile per illustrare gli ordini del giorno.

Sel e M5S contro la richiesta di fiducia
Contrario al voto di fiducia Sel, il cui coordinatore della segreteria, Ciccio Ferrara, parla di «metodo che impedisce al Parlamento di fare una discussione vera e di merito sul
decreto. Se fosse stato discusso in Aula il provvedimento avrebbe diviso la maggioranza su temi fondamentali come la sicurezza sul lavoro. Si conferma ancora una volta - conclude Ferrara - che questo governo, continuando a fare provvedimenti iniqui e contro l'interesse del Paese, non è in grado di affrontare i problemi veri dell'Italia». In un tweet, il deputato del M5S Riccardo Fraccaro, componente della commissione Affari costituzionali, riassume l'indignazione dei grillini: «Dopo l'abuso della decretazione dôurgenza e la lesione delle prerogative dell'opposizione, la questione di fiducia sul dl fare è l'ennesimo schiaffo al Parlamento».

86 articoli per la semplificazione e il rilancio dell'economia
Il Dl 69 contenente misure per l'economia ha come base le «Raccomandazioni« rivolte all'Italia dalla Commissione europea il 29 maggio 2013 nel quadro della procedura di coordinamento delle riforme economiche per la competitività («semestre europeo«). Nei suoi 86 articoli, interventi di semplificazione amministrativa e normativa per cittadini e imprese, taglio dei tempi dei procedimenti civili e incentivi per la risoluzione extragiudiziale delle controversie. Altre misure puntano a sostenere il flusso del credito alle attività produttive, diversificando e migliorando l'accesso ai finanziamenti, e la liberalizzazione nel settore dei servizi.

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