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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2013 alle ore 07:50.

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Ancora nell'ultimo anno, dal primo trimestre 2012 al primo trimestre 2013, in valute nazionali il debito pubblico italiano è tra quelli aumentati percentualmente di meno (+4,1%). Meglio di noi hanno fatto solo Lettonia, Lituania, Danimarca, Germania ed Austria. Peggio dell'Italia sono andate Francia, Gran Bretagna e Olanda, mentre hanno continuato a correre senza freni i debiti di Portogallo (+9,1%), Cipro (+14,7%), Irlanda (+17,2%) e Spagna (+19,1%). Tuttavia, a causa della caduta del denominatore che ha vanificato i nostri sforzi fiscali, il rapporto debito/Pil dell'Italia alla fine del primo trimestre 2013 risultava di 6,6 punti più alto rispetto allo stesso trimestre del 2012. Un incremento pur sempre molto inferiore a quelli dei Pigs, ma più alto di quelli di Germania, Gran Bretagna e Francia.

I sacrifici fatti con l'austerità ci hanno permesso di uscire dalla procedura di infrazione europea ma dopo poche ore Standard and Poor's, anziché premiarci, ci ha declassati. Motivo del declassamento: il nostro Pil va all'indietro e non vi sono prospettive di crescita all'orizzonte. Chi ci giudica sembra non aver capito che è stato proprio per "tenere sotto controllo" a modo loro i conti pubblici – in realtà già sotto controllo – che a partire dal 2011 abbiamo fatto crollare l'economia. Dovevamo solo cambiare presidente del Consiglio e Governo. Non modificare in modo radicale la nostra politica economica e imboccare una china ateniese.

Nel nostro Paese consumi e investimenti ora sono in uno stato pietoso e il Governo vive ogni giorno fasi difficili con continue tensioni nella maggioranza che speriamo non pregiudichino gli sforzi fatti sul fronte dei pagamenti dei debiti della Pa e del decreto del "fare". Solo il commercio estero, pur in rallentamento, ci tiene un po' in piedi e nei primi cinque mesi dell'anno l'Italia ha fatto meglio nell'export non solo della Francia ma anche della Germania. In particolare, ciò è avvenuto sui mercati extra Ue, dove nel periodo gennaio-maggio il nostro Paese ha messo a segno una crescita delle sue esportazioni del 4,2% mentre la Germania si è fermata a +2,6% e la Francia addirittura a +0,6%. Ma con la domanda interna che resta tuttora debolissima non si vedono reali segnali di ripresa.

È indubbio che il debito pubblico italiano sia troppo alto e che vada ridotto attraverso tagli ormai più non rinviabili alla spesa e agli sprechi. Ma è impossibile migliorare il rapporto debito/Pil, che sembra essere l'unica bussola con cui, bene o male, i mercati giudicano i debiti sovrani, se l'eccessiva austerità uccide la crescita. Altrove nel mondo stanno cercando di contenere l'incremento del debito rilanciando fortemente l'economia con politiche espansive. Forse stanno persino esagerando. Ma è altrettanto certo che in Europa e soprattutto in Italia stiamo esagerando nel senso esattamente opposto.

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