Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2013 alle ore 07:58.

My24
Sei più qualificato? Ti pago di meno. In Italia stipendi bassi per le professioni specializzate

Sei più qualificato? Produci di più, ti pagano di meno. È il paradosso italiano nel paradosso senza confini del mismatch, la coincidenza imperfetta tra skills sopra la media e opportunità effettive di lavoro. Il problema è diffuso, e si gioca sulle 750mila assunzioni previste da Unioncamere per il 2013 come nel resto del Vecchio Continente. Cambia la tattica di reazione: l'Europa corregge il tiro e incentiva gli impieghi ad alto tasso di istruzione. L'Italia il contrario, dirottando talenti sul mercato delle professioni non specializzate. E la frattura tra supercompetenze e sbocchi occupazionali si divarica, ingrossando le file dei «talenti in fuga» in paesi con terreni di coltura meno aridi per chi è nato negli ultimi 30 anni.

Secondo i dati Isfol, nell'ultimo quadriennio le professioni ad alta intensità di conoscenza sono cresciute in Europa a un ritmo del 2%. Germania, Francia e Gran Bretagna scavalcano addirittura la media continentale, con rialzi del 4,3%, 2,9% e 4%. Segno che in pienissima fase recessiva, gli investimenti sulla specializzazione sono la strategia di uscita dalla crisi. Con un ricettario che sconfessa lo stereotipo dello studio «inutile»: qualfiche più accentuate e pratica nel problem solving, il ragionamento dinamico e non nozionistico. Trampolini che rimbalzano la ripresa.

È lo specchio rovesciato di quanto succede in Italia. Nel nostro paese calano le offerte di lavoro qualificato (- 1,8%), crollano le chance di impieghi tecnici (-22%) e crescono, non casualmente, quelle di mansioni elementari: su dell'1,3%, contro un trend europeo che viaggia a -3%. Il conto più salato si paga nella produttività del lavoro, cresciuta dal 1998 di appena il 4%. Quasi quattro volte in meno rispetto alla media europea (15,7%). Un ritardo di 11 punti percentuali che affossa il tessuto produttivo e si riflette in mondo professionale dove poco più della metà dei lavoratori (il 53,2%) ha completato gli studi universitari.

Il terreno per le specializzazioni si prosciuga. Di pari passo con gli stipendi: il premio salariale per chi è in possesso di un diploma di laurea è calato del 10% in Italia. Quando in Germania, dal 2005 ad oggi, è cresciuto della stessa percentuale. A restringersi è anche la forbice divisoria tra il reddito dei laureati e quello dei diplomati di scuola secondaria. E non di poco. La differenza, nel resto d'Europa, è pari a 48,3%. In Italia non si va oltre il 36,2%. Risultato, o meglio, risultati? Talenti impiegati poco e male, curricula ammassati su settori diversi da quelli in ricerca, deficit di formazione tecnica. E l'ascensore sociale che si blocca ai piani alti: il reddito medio dei figli delle famiglie più abbienti supera del 30% quello dei colleghi con background originario più ristretto.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi