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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2013 alle ore 21:35.

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Dario, il ragazzo siciliano morto nella strage di Santiago: aveva preferito il treno all'aereo

Fino all'ultimo hanno sperato che non fosse lui. Sapevano che era certamente su quel treno maledetto, le cui immagini del deragliamento a Santiago hanno fatto il giro del mondo, ma volevano credere all'impossibile. Le speranze sono state spezzate dall'esito comparativo del Dna: quello suo e quello dei suoi genitori.

La notizia arriva in serata con la conferma ufficiale, dalla Spagna e dalla Farnesina: una delle vittime dell'incidente ferroviario è il siciliano Dario Lombardo, 25 anni. Nel suo paese d'origine, Forza d'Agrò, piccolo centro di mille abitanti sulle colline del Messinese che si affaccia su Capo dei Greci e il Golfo di Taormina, hanno sperato fino in fondo che fosse tra i feriti non identificati.

«Abbiamo avuto la conferma dalla Farnesina, Dario Lombardo è tra le vittime del deragliamento del treno a Santiago», conferma il sindaco, Fabio Di Cara. «È una notizia tragica, che ci sconvolge, e che non avremmo voluto ricevere. Ci organizzeremo per i funerali e il Comune proclamerà il lutto cittadino». Anche lui, come i suoi concittadini, fino a pochi minuti prima si era rifiutato di credere che Dario potesse essere morto in Spagna.

A far scattare l'allarme e gli accertamenti sul giovane messinese era stata la segnalazione di un'amica straniera che lo attendeva nella stazione di Santiago. Facevano parte di un gruppo di giovani europei che Dario aveva conosciuto nello scorso giugno nell'ambito di un progetto di scambi tra paesi gemellati in Europa, con fondi Ue. Aveva deciso di tornare in Spagna prima di andare in Germania, nel paese della bassa Baviera, vicino Monaco, dove i suoi genitori gestiscono un ristorante. Era arrivato a Madrid in aereo. Poi, precisa il sindaco di Forza d'Agrò, «doveva scegliere se proseguire in aereo o in treno, ma il primo volo era dopo sette ore, così si è recato alla stazione ferroviaria».

È la porta del destino che si apre o si chiude, e la scelta del treno è stata tragica e fatale per Dario. In viaggio ha scambiato messaggi e chiamate con amici e con una ucraina fino a quattro chilometri dalla stazione d'arrivo. Poi i contatti si sono interrotti e il suo telefonino è diventato irraggiungibile.

Sono scattate le ricerche. I suoi genitori sono partiti subito dalla Germania, assistiti dall'ambasciata italiana in Spagna. Poi l'odissea tra i feriti in ospedale e l'esame comparativo del Dna dei familiari con i sei corpi ancora senza nome. Infine il tragico riconoscimento.

«Solare», «un sorriso indimenticabile e contagioso», «una forza della natura», con una passione per il turismo e i viaggi. È questo l'identikit di Dario, studente universitario della facoltà di Lettere e letteratura straniera di Catania, che emerge dal social network netlog e dalle descrizioni dei suoi concittadini. A Forza d'Agrò, dove sono state girate scene dei film Il Padrino 2 e 3, lo conoscono tutti e tutti hanno ripetuto come un mantra fino a sera ostinatamente: «È ancora vivo». La speranza è rimasta accesa fino alla conferma ufficiale del riconoscimento.

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