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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2013 alle ore 07:40.

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Il miglior debito? Quello italiano - Sale il rendimento del Bund

Se gli italiani valutassero obiettivamente i fatti, separando la storia del nostro debito pubblico dai contrasti politici che hanno avvelenato la vita del nostro Paese negli ultimi vent'anni, forse riuscirebbero a capire un po' meglio che cosa realmente non va nei nostri conti e come si potrebbe intervenire per migliorarli, cominciando dai tagli alla spesa improduttiva e agli sprechi. Non solo. Se gettassimo finalmente alle ortiche le posizioni catastrofiste che noi stessi abbiamo alimentato sul nostro debito, spesso per poter scaricare strumentalmente le colpe gli uni sugli altri, forse come sistema-Paese riusciremmo anche a spiegare meglio ai mercati e alle istituzioni internazionali perché l'Italia non merita lo spread attuale, ma al massimo un differenziale di 100 punti, come ha recentemente affermato lo stesso ministro dell'Economia Saccomanni.

Andrebbe comunicato con forza che il debito italiano durante questa crisi è tra quelli cresciuti di meno in percentuale, sia monetariamente sia in rapporto al Pil, a livello mondiale. Che il rapporto debito pubblico/Pil è ormai un indicatore fuorviante e che andrebbe perlomeno valutato assieme allo stock di ricchezza finanziaria privata. Pochi sanno che il debito pubblico italiano finanziato da non residenti (pari al 45% del Pil) è più basso di quelli di Germania e Francia, mentre il nostro debito pubblico "interno" è abbondantemente coperto (per oltre il 50%) dalla ricchezza finanziaria netta delle famiglie, a differenza, ad esempio, di quello spagnolo.

Ma soprattutto andrebbe messo in evidenza che dal 1995 al 2012 l'Italia è stata costantemente in avanzo primario con la sola breve eccezione del 2009. Nessun altro Paese dell'Eurozona è stato capace di fare altrettanto. In questo periodo abbiamo cumulato un surplus statale primario di 593 miliardi di euro a prezzi correnti, un autentico record, rimborsando interessi per complessivi 1.445 miliardi di euro, poco meno della metà dei quali serviti dall'avanzo primario stesso senza creare nuovo debito. Mentre Francia, Spagna, Gran Bretagna, Stati Uniti, Giappone e tutti i Paesi "periferici" nell'ultimo ventennio hanno interamente pagato i loro interessi cumulati generando nuovo debito, oltre a farne parecchio di nuovo anche per finanziare nuova spesa pubblica.

In conclusione, l'Italia è tra le poche nazioni che hanno sempre dimostrato di poter pagare almeno parte degli interessi sul proprio debito pubblico in contanti e non con nuovi "pagherò". Il rapporto medio avanzo statale primario/interessi dell'Italia nel 1995-2012, pari a circa il 40%, è migliore persino di quello di Paesi ritenuti "virtuosi" come l'Olanda (25%) e la Germania (17%). I mercati e le agenzie di rating dovrebbero finalmente comprendere che il nostro Paese, al di là degli sforzi e delle riforme che ancora deve fare, merita spread e rating migliori. E noi tutti dovremmo batterci di più per farlo capire.

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