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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2013 alle ore 10:33.

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Nicola Cosentino ai domiciliari dopo quattro mesi e mezzo di carcere

Il passo carraio del penitenziario di Secondigliano si è mosso poco prima delle 14 lasciando passare il furgone della polizia penitenziaria che accompagnerà l'ex sottosegretario Nicola Cosentino in Molise dopo quattro mesi e mezzo di custodia cautelare. In un Comune della provincia di Isernia, il politico originario di Caserta trascorrerà gli arresti domiciliari. Appena due giorni fa, la Corte di Cassazione aveva fortemente ridimensionato il quadro indiziario a carico di Cosentino ponendo le basi per la sua scarcerazione. Alle indicazioni della Suprema Corte si sono ispirati, evidentemente, i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dov'è in corso il primo processo per concorso esterno in associazione mafiosa, che pure avevano settimane addietro respinto un'analoga istanza di liberazione.

La scelta di un Comune della provincia di Isernia era stata presentata dalla difesa di Cosentino (avvocati Montone e De Caro) ai giudici che stanno celebrando il secondo procedimento a suo carico, quello nato dall'inchiesta sulla costruzione del centro commerciale "Il Principe" a Casal di Principe.

Come detto, sono state le toghe di piazza Cavour ad assestare un colpo di piccone alle ricostruzioni accusatorie dei pm Antimafia di Napoli in relazione alla persistente pericolosità sociale di Cosentino e al rischio che potesse continuare a intessere rapporti con esponenti della criminalità organizzata casalese. Un ragionamento, quello degli ermellini, che di fatto sconfessa anche le precedenti ordinanze del Tribunale del riesame di Napoli che avevano, invece, confermato queste tesi. Per la Cassazione, infatti, è "carente" la verifica "concreta e attuale" sulle reali capacità dell'indagato "di reiterare i reati che gli sono contestati", soprattutto considerando il non trascurabile dettaglio che dal 15 marzo, giorni in cui si è costituito in carcere, Cosentino non è più parlamentare. E – riflettono i giudici – un politico che non fa politica, anche in un territorio ad alta densità criminale come la provincia di Caserta, è sostanzialmente inutile per un clan. I giudici del Riesame, che avevano in precedenza confermato il carcere per Cosentino, insomma, hanno commesso l'errore di svalutare il "fatto oggettivo" che l'ex sottosegretario "a seguito delle indagini a suo carico, ha 'perso' tutti gli incarichi istituzionali e politici, cioè proprio quegli incarichi ai quali si sono riferite le ordinanze cautelari".

Ragion per cui la custodia cautelare può essere meno afflittiva, a maggior ragione se manca "un accenno a fatti che dimostrino un interessa del clan di riferimento a rivolgersi ancora all'indagato anche dopo il sui 'tracollo politico' e il riferimento ad episodi da cui desumere che anche dopo i fatti contestati, piuttosto risalenti nel tempo, Cosentino abbia continuato a mantenere relazioni con l'organizzazione criminosa".

Cosentino è sotto processo in due diversi filoni. Il primo, per concorso esterno, è giunto quasi a conclusione. Poche udienze ancora, alla ripresa autunnale, e poi il pm tirerà le somme con l'avvio della requisitoria. In questo processo, la prova "regina" è rappresentata dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, primo tra tutti l'ex "ministro dell'Ambiente" del clan dei Casalesi, Gaetano Vassallo. Nei suoi interrogatori, l'ex imprenditore dei rifiuti è sembrato però spesso confuso e poco preciso nelle ricostruzioni, tanto da provocare più volte accesi scontri tra accusa e difesa sull'attendibilità dei suoi racconti. Il secondo filone, invece, riguarda la costruzione di un centro commerciale a Casal di Principe che sarebbe servito, secondo la procura, non solo a riciclare milioni di euro dei Casalesi ma anche a creare un bacino elettorale per i politici locali in vista delle elezioni amministrative. Alla sua realizzazione, attraverso le proprie "entrature" istituzionali, avrebbe offerto un appoggio Cosentino. Ma si tratta di ricostruzioni che l'ex sottosegretario all'Economia (e già coordinatore regionale del Pdl campano) ha sempre rigettato con forza.

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