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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2013 alle ore 08:32.

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Un viadotto del tratto appenninico dell'E45 con barriere di vecchio modelloUn viadotto del tratto appenninico dell'E45 con barriere di vecchio modello

A percorrerli, sembra di essere tornati indietro di quarant'anni: i lunghi viadotti dell'autostrada A19 Palermo-Catania si snodano tra gli immutabili paesaggi della Sicilia interna e sono fra i pochi tratti autostradali italiani ad avere ancora i guard-rail degli anni Settanta. Bassi, con una sola lama e, se va bene, un piccolo mancorrente. Con i veicoli di oggi, che pesano ben più di Alfette, 127 e camion Fiat 690 dell'epoca, queste barriere è come se non ci fossero. Peggio: chi le urta nel loro punto iniziale rischia di restare infilzato.

Barriere del genere sono scomparse dalle altre autostrade (che sono quasi tutte a pagamento e quindi autofinanziano la loro manutenzione ordinaria e straordinaria). Ma questo non significa che le arterie a pagamento non abbiano problemi. La tragedia del bus caduto dal viadotto Acqualonga sulla A16, a Monteforte Irpino, sembra dimostrarlo. Ci sono guard-rail anche più recenti che sono comunque inadeguati o montati male.

Un esempio di inadeguatezza c'è sui viadotti dell'A23 Udine-Tarvisio: messi in esercizio in varie fasi a partire dagli anni Ottanta, hanno barriere che rassicurano l'occhio perché sono di cemento, ma in realtà da quell'epoca la tecnologia ha fatto progressi e comunque la vita utile del cemento arriva al massimo a trent'anni. Infatti, microfratture nel materiale e infiltrazioni d'acqua e sale (usato abbondantemente negli inverni più recenti per scongiurare i tanti allarmi-neve) compromettono la resistenza delle barriere. Forse per questo sull'A23 sono in corso lavori di risistemazione almeno della superficie di quegli stessi blocchi di cemento.

Un esempio di cattivo montaggio si sospetta venga proprio dal viadotto Acqualonga: il particolare più evidente è il fatto che la parte di cemento dei blocchi caduti nella scarpata si è trascinata dietro il mancorrente soprastante di ferro, che invece avrebbe dovuto staccarsi dal cemento per restare alla propria altezza e così costituire una sorta di cordone elastico che in certe condizioni può spingere il mezzo pesante, facendolo rientrare in carreggiata. In altri casi registrati su autostrade lombarde, emiliane e toscane, ci sono stati veicoli schiantati in "anfratti" creati da barriere forse montate male oppure installazioni di nuovi guard-rail su cordoli di cemento che non apparivano in buone condizioni e quindi lasciano dubbi sulla loro capacità di ancorare adeguatamente la barriera.

Fin qui i problemi che si possono incontrare in autostrada e si notano poco, Sulla viabilità ordinaria, invece, sopravvivono tanti guard-rail anni Settanta come quelli dell'autostrada Palermo-Catania o anni Ottanta. Capita anche su superstrade importanti, come la E45 Orte-Ravenna, dove non mancano il traffico, le curve e le pendenze impegnative (un po' come sull'A16). Soprattutto verso il valico del Verghereto, zona di confine tra Umbria e Romagna. L'Anas avvia periodicamente appalti per la sostituzione di barriere su vari tratti, secondo le disponibilità finanziarie (sempre limitate e quindi il ritmo di sostituzione è incostante e comunque inferiore a quello delle autostrade a pagamento).

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