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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2013 alle ore 19:20.
L'ultima modifica è del 31 luglio 2013 alle ore 10:19.

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Secondo giorno in Cassazione per l'udienza del processo sui diritti tv Mediaset che vede Silvio Berlusconi tra gli imputati con l'accusa di frode fiscale. È il giorno delle arringhe della difesa, tra cui quelle dei due difensori dell'ex premier, Niccolò Ghedini e Franco Coppi. La camera di consiglio slitta a domani alle 12. Il verdetto potrebbe nel pomeriggio. Ecco la diretta sms dell'udienza.

Ore 18,55. La camere di consiglio slitta a domani
I giudici della sezione feriale della Cassazione entreranno domani, a mezzogiorno, in camera di consiglio per decidere sul processo Mediaset. Lo annuncia il presidente Esposito. Tutto rinviato a domani, dunque.

Ore 17,30. Coppi, la "caciara" e la rinuncia alla richiesta di rinvio
Dopo Ghedini, interviene l'altro difensore di Berlusconi, Franco Coppi. L'avvocato sottolinea la buona volontà della difesa di Berlusconi e ai giudici dice: «Abbiamo rinunciato a presentare richiesta di rinvio per tutta la "caciara" che ha accompagnato questo processo». Poi attacca: la sentenza d'appello «è caratterizzata dal pregiudizio» verso Berlusconi, «ci aspettavamo l'assoluzione del cav fin dal primo grado». Coppi conclude: «Chiediamo l'annullamento della sentenza di secondo grado: il fatto così come contestato non è considerato dalla legge un reato». In subordine all'annullamento della sentenza di appello, l'avvocato chiede «l'annullamento della sentenza con rinvio ad altro giudice, previa qualificazione del fatto come violazione dell'articolo 4 della legge 74 del 2000 (dichiarazione infedele, ndr), con remissione ad altro giudice della valutazione e - nel caso in esame - sono state superate le soglie di punibilità. La richiesta vale anche con riferimento alle quote di ammortamento».

Ore 16,59. Ghedini e l'ironia sul nuovo principio giurisprudenziale
In un passaggio Ghedini prende in giro il pg: «Sui presunti prezzi gonfiati dei diritti tv sostiene un nuovo principio giurisprudenziale, ovvero che Berlusconi non poteva non avvedersene, evoluzione del precedente degli anni Novanta, secondo cui non poteva non sapere».

Ore 16,40. Ghedini e il ruolo delle passioni
Niccolò Ghedini, nelle battute iniziali della sua arringa in Cassazione nel corso dell'udienza per il processo Mediaset, dice: «Ha ragione il procuratore generale Mura a dire che le passioni devono sempre rimanere fuori dall'aula, ma per noi no. Le passioni ci devono asempre accompagnare». «Sono 16 anni che difendo Berlusconi - ricorda Ghedini - sicuramente troppi. E sento dire che dobbiamo difenderci nel processo e non dal processo. Ma come facciamo a difenderci nel processo con un Tribunale che mi dice: concordate con il pm le domande per i testi?». Il riferimento è alla lista dei 171 testimoni avanzata in primo grado. Ghedini spiega che subito dopo aver presentato la lista il Tribunale ha obiettato che fossero «troppi, ma il troppo si può apprezzare dopo averne sentito almeno uno. Invece no». «I testi - ricorda il legale sono stati tutti revocati perché ritenuti superflui. Ma quale difesa nel processo... Noi in 100 udienze abbiamo sentito sei testimoni, tra l'altro comuni alle altre difese, più i nostri consulenti».

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