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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2013 alle ore 10:57.

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Cdm, via libera definitivo al Ddl per l'abolizione delle Province

Il Governo Letta conferma di avere una passione sfrenata per le Province. È la terza volta in un mese infatti che l'Esecutivo interviene sulla materia. Oltre che al decreto "valore cultura" il Consiglio dei ministri odierno ha dato il via libera definitivo al disegno di legge costituzionale che le elimina dagli articoli 114 e seguenti della Costituzione. E che era già stato licenziato in via preliminare dal Cdm del 5 luglio. In mezzo c'è stato anche l'ok di venerdì scorso al Ddl Delrio che in attesa della riforma costituzionale svuota le amministrazioni provinciali di compiti e di risorse e istituisce dal 2014 le Città metropolitane.

Recepita un'indicazione dell'Anci
Il Ddl costituzionale ricalca quasi fedelmente quello varato in via preliminare il 5 luglio. Fatta eccezione per una precisazione all'articolo 1, comma 3, sulle città metropolitane. Su sollecitazione dell'Anci viene ora previsto che la legge statale disciplini non solo le funzioni, le modalità di finanziamento e l'ordinamento delle Città metropolitane ma anche il suo territorio. Un'aggiunta - spiega Luca Antonini, capo dipartimento del ministero delle Riforme - che servirà a evitare che le Città metropolitane diventino delle «province travestite e consenta invece di costituire delle comunità di interessi che tengano conto dei flussi di mobilità e degli investimenti industriali».

Immutato il resto del provvedimento
Le novità apportate al Ddl dovrebbero fermarsi qui.Per il resto rimane immutato lo schema in tre articoli approvato in prima lettura. Il primo abolisce le Province. Eliminandole dall'articolo 114 della Costituzione e lasciando in piedi solo Regioni e Comuni, con in mezzo le Città metropolitane disciplinate dalla legge ordinaria. A sua volta l'articolo 2 elenca le altre norme della Costituzione da cui viene cancellato il riferimento alle Province. L'articolo 3 introduce infine un regime transitorio di sei mesi dall'approvazione della legge costituzionale entro i quali Regioni e lo Stato dovranno stabilire che ne sarà delle funzioni di area vasta. E qui dovrebbe giungere in supporto il Ddl Delrio. Il testo, che è stato approvato venerdì scorso ed è in attesa di essere esaminato dal Parlamento, lascia in piedi le amministrazioni provinciali come enti di secondo livello (cioè formate dai sindaci del circondario) e con funzioni di semplice pianificazione. Oltre alla gestione delle scuole.

I tempi per la riforma
Mentre il Ddl Delrio dovrebbe arrivare al traguardo entro fine anno quello costituzionale richiederà tempi più lunghi. La procedura prevista dall'articola 138 della Costituzione prevede due deliberazioni in ciascuna Camera a distanza di tre mesi l'una dall'altra. È possibile dunque che servano i 18 mesi mesi in conto dal Governo Letta per l'intero percorso di riforme istituzionali. Sempreché gli effetti della sentenza Mediaset non abbiano già fatto sentire in misura irreparabile i suoi effetti sulla tenuta dell'Esecutivo.

Un nuovo intervento all'orizzonte
Nel frattempo la passione del Governo per il tema Province potrebbe trovare una nuova manifestazione la settimana prossima. Quando è attesa in Consiglio dei ministri, magari all'interno del decreto sul pubblico impiego e la scuola, la norma transitoria che lascia in piedi fino al 30 giugno 2014 i commissari nominati per effetto delle disposizioni della spending review di un anno fa, nel frattempo diventate incostituzionali per effetto della sentenza 220/2013 della Consulta.

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