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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2013 alle ore 22:20.
L'ultima modifica è del 02 agosto 2013 alle ore 15:24.

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Berlusconi: riforma pm o voto. Il Pdl: chiederemo la grazia. Il Colle: è la legge a stabilire chi può fare richiesta - Ecco come funziona - Tensione crescente (di S.Folli)

Parole che pesano come un macigno sulla tenuta del governo Letta di larghe intese. Dopo la sentenza della Cassazione che gli ha confermato la pena di 4 anni (tre condonati) nel processo sui diritti tv Mediaset, Berlusconi incontra deputati e senatori del Pdl a Montecitorio e dà la linea: occorre trovare al più presto la strada per le elezioni e vincerle. «Siamo tutti pronti alle dimissioni, a partire dai ministri al governo», gli dice Alfano.

Al termine dell'incontro, i parlamentari del Pdl consegnano le loro dimissioni nelle mani dei capigruppo, Renato Brunetta e Renato Schifani. I due annunciano che chiederanno la grazia a Napolitano, appena il Capo dello Stato sarà rientrato dalle vacanze in montagna, il che dovrabbe avvenire domani pomeriggio. Replica a distanza il segretario del Pd Guglielmo Epifani: «Con molti se e con molti ma - afferma - , qualora avesse detto questo, vuol dire che romperebbe quel patto contratto con gli italiani al momento di creare un governo di servizio». Interpellati sulle ricorrenti richieste di una grazia del presidente della Repubblica a Berlusconi, ambienti del Quirinale ricordano che è la legge a stabilire quali sono i soggetti titolati a presentare la domanda di grazia.

E la questura revoca il passaporto al leader del Pdl
Il pm di Milano Ferdinando Pomarici ha firmato l'ordine di esecuzione della pena con contestuale sospensione della stessa a carico di Silvio Berlusconi in relazione alla condanna definitiva del processo Mediaset per frode fiscale a 4 anni di reclusione di cui 3 indultati. Il decreto di esecuzione pena è stato già notificato dai carabinieri al premier. Dopo la notifica, l'ex premier avrà 30 giorni (che partono dal 16 settembre, visto il periodo feriale del tribunale), per chiedere le misure alternative al carcere: affidamento in prova ai servizi sociali o detenzione domiciliare. Secondo quanto si apprende, Berlusconi si prenderà tutto il tempo per decidere sulle eventuali misure alternative.

La Questura di Milano, come è previsto dopo l'emissione del decreto di esecuzione, ha anche disposto la revoca del passaporto per l'ex premier. Come prevede la procedura, il provvedimento sarà eseguito dalla Questura di Roma perché l'ex premier ha da qualche tempo eletto la propria residenza nella Capitale. L'estratto esecutivo della sentenza, come prevede la legge anticorruzione, è arrivato al presidente del Senato Renato Grasso che l'ha subito trasmesso al presidente della giunta delle immunità Dario Stefano.

Berlusconi incontra i suoi: trovare al più presto strada per elezioni
Il Pdl fa quadrato intorno al suo leader, i falchi sono in trincea. «La sentenza di ieri si basa sul nulla, sul fatto che non potevo non sapere», avrebbe detto Berlusconi nell'incontro con i suoi, secondo quanto riportano alcuni presenti all'incontro. «Fango gettato su di me e sulla mia famiglia, questa non non si può chiamare giustizia. Avevano pensato, con i fatti del 2012, per esempio con il tradimento di Fini, di averci allontanato dalla vittoria - avrebbe aggiunto il leader del Pdl -. Anche con una pressione del Colle, decidemmo di dare le dimissioni, anche se avevamo ancora i numeri e una forte maggioranza al Senato.

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