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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2013 alle ore 19:42.

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Il governo va avanti, il Pdl sosterrà in Parlamento i provvedimenti dell'esecutivo. È questo il principale messaggio che Silvio Berlusconi ha inviato dal palco allestito davanti a Palazzo Grazioli. L'ex premier, visibilmente provato, lo lancia immediatamente, quasi a voler sgombrare il campo dalle voci insistenti di una possibile crisi per mano del suo partito. Un messaggio accolto senza troppa enfasi dai manifestanti, ma che serve a indicare la strategia del Pdl dopo questi giorni convulsi.

L'altra indicazione, arrivata a chiusura del suo intervento è quel «io non mollo» che serve non solo a rassicurare i suoi ma anche a rilanciare il "problema" politico che la sentenza della Cassazione ha inevitabilmente determinato. La sintesi è che la crisi è scongiurata ma solo per il momento. Cosa succederà quando in Parlamento si dovrà discutere della decadenza del Cavaliere dalla carica di senatore? Enrico Letta ha detto che le sentenze vanno rispettate ed eseguite, ma cosa dirà il governo sulla probabile richiesta del Pdl di non applicare a Berlusconi la legge sulla incandidabilità, varata al termine della scorsa legislatura?

Con il suo intervento il Cavaliere offre una tregua, ma la pace è tutt'altro che a portata di mano. L'ennesimo j'accuse lanciato contro i giudici e i numerosi procedimenti che ancora lo riguardano (dal processo Ruby a quello napoletano per la presunta corruzione di senatori) sono la brace che può tornare ad alimentare da un momento all'altro il fuoco della crisi. Anche perché ad aumentare i rischi ci sono le guerre interne ai due principali partiti della coalizione.

L'assenza a via del Plebiscito di Angelino Alfano, il segretario del Pdl, e dei ministri del Popolo delle libertà, anche se concordata con Berlusconi, fotografa la cesura tra cosiddetti falchi e colombe alla vigilia del ritorno di Forza Italia. Lo conferma la presenza del simbolo sul palco e le decine di bandiere distribuite tra i manifestanti. Un passaggio che inevitabilmente si rifletterà sugli equilibri interni anche perché al di là degli slogan Berlusconi è il primo a essere consapevole che il suo ruolo di candidato premier non potrà più essere riproposto.

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