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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2013 alle ore 07:29.

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(Corbis)(Corbis)

Attualmente sono nove i paesi che hanno dichiarato, ufficialmente, di possedere le armi nucleari. La lista comprende Russia, Stati Uniti, Francia, Cina, Gran Bretagna, Israele, Pakistan, India, oltre alla Corea del Nord. Ma l'elenco potrebbe essere più lungo, così come il numero delle armi nucleari presenti nel pianeta. In totale - secondo i dati della Federation of American Scientists e Sipri Yearbook - le armi nucleari sono in totale circa 23.300 (nel 2009-2010), e questa cifra comprende le armi strategiche, non strategiche, operative.
Senza contare i numerosissimi "incidenti" legati alle armi nucleari, per lo più non registrati dai media. È capitato, ad esempio, che ordigni siano caduti o lasciati cadere in mare, che i loro inneschi siano detonati accidentalmente (senza fortunatamente innescare la reazione nucleare), o che siano persino andati perduti… Questi incidenti hanno liberato radioattività nell'ambiente circostante, con conseguenze in alcuni casi gravi per i luoghi e le persone che vi abitavano.

Fortunatamente ci sono anche delle buone notizie: il Sudafrica, che aveva costruito ordigni nucleari pronti ad essere usati, poi li ha distrutti. Inoltre, altri paesi come il Brasile, l'Argentina e la Libia hanno realmente e definitivamente rinunciato a realizzare ordigni nucleari cancellando i programmi che avevano intrapreso in questo senso.

A livello globale, del resto, sono ingenti le risorse destinate agli armamenti nucleari. Secondo stime attendibili, a questo scopo ogni anno vengono investiti circa 1.460 miliardi di dollari. Eppure, con solo il 4% di questo denaro si potrebbero risolvere molti problemi del pianeta. Qualche esempio? 19 miliardi dollari eliminerebbero la fame e la malnutrizione nel mondo; 12 miliardi di dollari sarebbero sufficienti per garantire la scolarizzazione a ogni bambino; 23 miliardi all'anno potrebbero fermare la diffusione di Aids e malaria a livello globale.

A ricordare l'urgenza della problematica nucleare c'è anche l'Orologio dell'apocalisse, ideato nel 1947 dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists dell'Università di Chicago. Si tratta del "Doomsday Clock", un orologio simbolico che scandisce il tempo con cui il pianeta corre, o meno, verso la sua autodistruzione.

La mezzanotte indica infatti "la fine del mondo" causata da una guerra atomica.
Al momento della sua ideazione, durante la guerra fredda, l'orologio segnava sette minuti alla mezzanotte. Lo spostamento in avanti delle lancette evidenzia una maggiore probabilità di conflitto nucleare, mentre lo spostamento indietro indica un miglioramento della situazione internazionale. Nel corso degli anni le lancette sono state spostate avanti o indietro una ventina di volte in base alle scelte politiche mondiali e al pericolo nucleare.

L'anno in cui ci avvicinammo di più alla catastrofe (solo 2 minuti) fu il 1953, quando l'Urss effettuò l'esplosione sperimentale della sua prima bomba all'idrogeno, solo nove mesi dopo l'esplosione sperimentale della prima bomba all'idrogeno degli Usa.
Invece il periodo di massima lontananza dalla mezzanotte (17 minuti) - resta il 1991, quando venne siglato lo Start I, trattato molto importante per la riduzione delle armi strategiche .

Anche il 2010 registra un dato positivo. Tre anni fa le lancette dell'Orologio hanno regalato un minuto in più alla salvezza dell'umanità, retrocedendo a 6 minuti dalla mezzanotte (erano ferme sul meno 5). Determinanti sono stati l'appello del presidente Barack Obama a Praga per un "Mondo libero da armi nucleari" e la firma del Nuovo Trattato START (New Strategic Arms Reduction Treaty), siglato l'8 aprile 2010 da Obama con il presidente della Federazione Russa Dmitrij Medvedev: accordo bilaterale per la riduzione ulteriore dei rispettivi arsenali di armi nucleari strategiche offensive.

Ma, evidentemente, le speranze di pace non sono ancora state ancorate a solide radici. Nel 2012, infatti, l'Orologio ha segnato una nuova accelerazione, in un quadro di crescente instabilità politica nel Medio Oriente e in altre aree del pianeta che moltiplica i rischi di proliferazione nucleare. All'apocalisse, mancano di nuovo cinque minuti.


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