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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2013 alle ore 17:24.
Ministro Trigilia, prima di fare questa analisi e di affrontare il tema della programmazione 2014-2020, parliamo dell'emergenza che abbiamo davanti oggi: il rischio di non riuscire a spendere i 30 miliardi di fondi europei restanti da qui al 2015 della programmazione 2007-2013 e la necessità, per evitare la restituzione forzosa delle risorse a Bruxelles, di spostare i finanziamenti da progetti e programmi incagliati a nuove azioni. Cosa state preparando?
Credo che il sistema dei fondi europei debba dare oggi risposte eccezionali a una situazione eccezionale. Occorre mobilitare tutte le risorse disponibili concentrandole in uno sforzo di contrasto alla recessione in corso e di rafforzamento della ripresa che si attende molto debole.
Cosa vuol dire in pratica? Togliere altre risorse agli interventi bloccati per destinarle a nuovi progetti, come è stato finora fatto con le tre tranche del «piano azione coesione» e con quel miliardo destinato al finanziamento degli incentivi per l'occupazione?
È questo, ma non solo. Il ragionamento va affrontato con una visione più ampia. Credo che si debba fare uno sforzo per mobilitare nel contrasto alla recessione tutte le risorse su cui non è stato ancora assunto un impegno formalmente e giuridicamente vincolante.
Si era parlato di una riprogrammazione per 3 miliardi. Con questo approccio più ampio la cifra cresce?
Ci risulta che la differenza fra disponibilità e impegni vincolanti ammonti a 6-7 miliardi considerando i due fondi Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo regionale) e Fse (Fondo sociale europeo). Non immaginiamo che tutte le risorse si possano impiegare, ma una buona parte sì.
Quali sarebbero queste azioni di segno antirecessivo?
Con il decreto sul lavoro appena convertito avevamo iniziato l'azione in favore dell'occupazione con la decontribuzione delle assunzioni di giovani fino a 29 anni e altri incentivi per cooperative, borse di studio, stage. Dobbiamo anzitutto continuare su questa strada e mobilitare tutte le risorse ancora disponibili del Fondo sociale europeo nell'estensione della decontribuzione. Questa non deve essere un'azione del Governo, ma un'azione integrata delle Regioni. Stiamo parlando infatti di risorse regionali. Ci piacerebbe però condividere questi obiettivi per dar vita a una politica nazionale, che sia anche il frutto di una somma di azioni regionali coordinate fra loro.
Per il Fesr, invece, cosa avete in mente?
Le risorse del Fesr ancora mobilitabili del ciclo 2007-2013 devono andare anzitutto al sostegno alle imprese per irrobustire quel che è partito con il decreto del fare: credito, fondo centrale di garanzia, estensione della nuova legge Sabatini per l'acquisto di macchinari all'acquisto di software, servizi digitale, servizi di ricerca mediante contratti con centri di ricerca e Università. Cerchiamo, insomma, di incoraggiare la ripresa degli investimenti industriali che hanno avuto una caduta molto grave, dell'ordine del 50%. Oltre a rafforzare e accelerare gli investimenti pubblici.
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