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Questo articolo è stato pubblicato il 16 agosto 2013 alle ore 15:56.

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Berlusconi valuta le prossime mosse - Opzione affidamento, i costi politici

Ancora nessun segnale. Berlusconi continua a riflettere. Dalla sua residenza di Arcore, il leader del Pdl, condannato a 4 anni dalla Cassazione nel processo diritti tv Mediaset, valuta le prossime mosse. Nessuna dichiarazione, dunque, nè da parte sua nè d altri esponenti del partito. L'unico a parlare è l'ex ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma: un'eventuale richiesta di grazia non significherebbe, ricorda, l'accettazione della condanna e non escluderebbe altri mezzi di impugnazione della sentenza, come ad esempio il ricorso in sede europea. Perché, spiega ancora Nitto Palma, «se il ricorso in sede europea presso la Corte dei Diritti dell'Uomo per violazione del giusto processo, si pensi solo alla palese violazione dell'art. 7 della Convenzione Europea, dovesse essere accolto, la Corte Costituzionale ha stabilito che l'accoglimento costituisce causa di revisione della sentenza passata in giudicato». Berlusconi, conclude, sarà leader anche se fuori dal Parlamento.

La nota di Napolitano
La fase di riflessione dura da quando, martedì scorso, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha spiegato in una nota che «la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto. In quanto ad attese alimentate nei miei confronti - ha poi aggiunto il capo dello Stato - va chiarito che nessuna domanda mi è stata indirizzata cui dovessi dare risposta». Se questo è il contesto, il mondo politico attende ora la prossima mossa del Cavaliere.

L'ipotesi grazia
Il "perdono presidenziale" può arrivare solo quando il processo si è concluso e la sentenza è passata in giudicato. Lo dimostra il fatto che Napolitano, nella nota, ha fatto riferimento alla sola pena detentiva inflitta al leader del Pdl: i quattro anni di detenzione (ridotti a uno per effetto dell'indulto) sono ormai definitivi, mentre la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici deve ancora passare al vaglio della Corte d'Appello, dove è stata rinviata dalla Cassazione per una nuova determinazione. Un'altra incognita che pesa sull'ipotesi grazia è rappresentata dagli altri processi che vedono l'ex premier imputato, e che sono ancora in corso: Unipol, appello Ruby, Lodo Mondadori, e compravendita senatori. Nel suo primo settennato Napolitano ha concesso 23 provvedimenti di clemenza: 20 grazie e 3 commutazioni di pena: circa l'1% delle circa 2.400 domande presentate. Gli avvocati dell'ex presidente del Consiglio non escludono che alla fine il loro assistito possa fare richiesta di grazia. Scettico invece su questa possibilità Stefano Rodotà: «Spiragli per la grazia nella nota di Napolitano? Non ne vedo, non ci sono le condizioni, tra tre anni non so cosa potrebbe accadere, ci potrebbe anche essere una situazione di emergenza umanitaria, ma oggi come oggi no», afferma in un'intervista a Radio Capital.

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