Lo spettro del '97 sui Paesi emergenti
La prossima fine dell'allentamento Fed, il rallentamento della Cina e gli squilibri esterni fanno cadere Borse e valute
di Gianluca Di Donfrancesco e Riccardo Sorrentino
1. India: le contromisure non arrestano il crollo della rupia
Rupia sotto pressione. Ufficio cambi indiano
Tra le economie emergenti è quella che più sta soffrendo il nuovo scenario macroeconomico. Ieri, la rupia ha segnato un nuovo minimo storico nei confronti del dollaro, sfondando quota 64 e costringendo la banca centrale a intervenire ancora una volta a sostegno della moneta, vendendo dollari. Tra giugno e luglio, le riserve valutarie (senza contare l'oro) erano già scese da 261 a 251 miliardi di dollari. Gli analisti scommettono che il cambio rupia-dollaro raggiungerà almeno quota 65 nei prossimi mesi. Il 22 maggio, quando la Fed ha accennato alla prossima fine dell'era del quantitative easing, il cambio viaggiava a quota 55. Il calo dall'inizio dell'anno è di circa il 13%. Anche la Borsa ieri ha ampliato le perdite, lasciando sul terreno un altro 0,4% dopo i pesanti cali delle ultime sedute. Rispetto al picco raggiunto il 23 luglio, l'indice Sensex ha perso il 10,2%. In meno di tre mesi, 11,6 miliardi di dollari sono stati ritirati dai mercati finanziari indiani, 10 miliardi da quelli obbligazionari. Speculazione o no, gli investitori sono preoccupati dal deficit commerciale del Paese, salito al 4,8% del Pil e non credono nella capacità del Governo di portarlo sotto controllo. È proprio citando questo motivo che ieri JPMorgan ha declassato da neutrale a sovrappesate le azioni indiane nel portafoglio titoli. L'India insomma è incappata in quella che un analista ha definito una tempesta perfetta, fatta di svalutazione, alta inflazione, deficit commerciale e crescita rallentata. Il Pil l'anno scorso ha frenato ai minimi da circa 10 anni, al 5%, e per l'anno prossimo non si prevede un tasso superiore al 5,6%. Una situazione complessa, esacerbata da nodi strutturali irrisolti (burocrazia, corruzione, infrastrutture arretrate) e dall'incerta risposta delle autorità del Paese, ministero delle Finanze e Banca centrale in testa, che nel tentativo di contenere il calo della rupia, hanno varato una serie di restrizioni ottenendo però l'effetto contrario.
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