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Questo articolo è stato pubblicato il 05 settembre 2013 alle ore 15:46.

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Parla l'ex viceministro della Severino: nella legge sulla decadenza non c'è traccia di retroattività

Decidere sulla retroattività della decadenza prevista nella legge Severino è il rompicapo di questi giorni. Diverse le scuole di pensiero e le interpretazioni a cui hanno aderito autorevoli giuristi, arrivando a conclusioni diametralmente opposte. Una lettura della norma arriva anche da Salvatore Mazzamuto, ordinario di diritto civile all'università Roma 3, che quando fu varata la legge era il sottosegretario alla Giustizia del ministro Severino.

«Normalmente, di fronte a una norma nuova qual è quella che dispone la decadenza dalla carica di parlamentare in seguito a una condanna penale, si ricorre per interpretarla alla volontà del legislatore storico - spiega Mazzamuto che ora è consigliere giuridico del vice presidente Angelino Alfano per gli affari legislativi -. Il problema che si pone oggi è quello di capire se la norma è retroattiva o meno. A riguardo nessun lume ci proviene dai lavori parlamentari, un contesto in cui la questione non fu neppure sollevata. Io stesso, in qualità di sottosegretario alla Giustizia, non ebbi nessun dubbio a riguardo».

In assenza di indicazioni dalla "fonte", Mazzamuto invita a risolvere l'arcano prendendo in mano il codice civile. «A mio parere occorre applicare l'articolo 11 delle preleggi che fissa il principio generale secondo cui la legge dispone solo per il futuro, a meno che lo stesso legislatore esplicitamente o implicitamente non l'abbia considerata retroattiva: e non vidi traccia, al tempo dell'emanazione, di alcuna indicazione di retroattività».
Sbagliata secondo l'ex sottosegretario la strada di decidere sulla retroattività, basandosi sulla natura della norme oggetto di studio. «Il quesito che si pone oggi, stabilire cioè se si tratta di una sanzione penale o amministrativa, è un falso problema. Quale che sia la natura giuridica della decadenza, occorre comunque passare per l'articolo 11 delle preleggi e quindi procedere a un attento scrutinio della legge Severino, che va svolto secondo i criteri dell'interpretazione giuridica e non con quelli del dibattito politico».
In vista della data fatidica del 9 settembre, prossimo appuntamento della giunta per le elezioni del Senato, Salvatore Mazzamuto avverte: «La giunta, se vuole, può assumersi la responsabilità di fare un'interpretazione, ma deve, in ogni caso, fornire una motivazione sul perché ha raggiunto una conclusione piuttosto che un'altra. Altrimenti tanto vale investire la Corte costituzionale».

Non manca una considerazione politica finale. «Qui non è in gioco solo l'interesse personale di Berlusconi - ha affermato Mazzamuto - ma anche quello dei milioni di lettori che lo hanno votato. Per questo è necessario un giudizio tecnico quanto mai accurato».

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