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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2013 alle ore 07:12.

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Dalla Cina a Rotterdam tra i ghiacci dell'Artico: martedì traguardo storico per la prima nave commerciale

Il conto alla rovescia è iniziato. Nel primo pomeriggio di martedì, salvo contrattempi dell'ultim'ora, farà il suo ingresso nel Porto di Rotterdam il cargo cinese Yong Sheng, partito da Dalian l'8 agosto scorso. Ad attenderlo a Maasvlakte 2, la nuova area di espansione portuale del maggiore scalo d'Europa, troverà cameramen e giornalisti, indice di un'attenazione mediatica fuori dall'ordinario. A rendere storico l'evento, infatti, è la rotta percorsa dalla Yong Sheng: non quella tradizionale, attraverso il Canale di Suez, ma il mitico "passaggio a Nordest", attraversando lo Stretto di Bering e i ghiacci dell'Artico lungo la cosiddetta Northern Sea Route, a Nord della Russia.

Lo scioglimento dei ghiacci
Non è la prima volta che si sperimenta questo tragitto, ma la Yong Sheng è la prima nave porta-container cinese – 19mila tonnellate, operata dal gigante Cosco – a rompere il ghiaccio. E non si tratta, in questo caso, solo di una metafora: proprio il progressivo scioglimento dei ghiacci dell'Oceano Artico (la cui estensione ha toccato i minimi storici l'anno scorso), oltre a sollevare gravi timori di ordine ambientale, ha rilanciato le quotazioni di questa via marittima che, con una distanza di 15mila chilometri tra Shanghai e Rotterdam rispetto ai quasi 20mila della rotta tradizionale, richiede dai 12 ai 15 giorni in meno di navigazione, 35 in tutto nel caso della Yong Sheng. Con il risparmio conseguente in termini di carburante.

Limiti e incognite
Ci sono naturalmente ancora diversi limiti per la nuova rotta. L'agibilità è limitata a due, tre mesi all'anno – quelli estivi – e anche in questo periodo è perlopiù necessario l'ausilio di una nave rompi-ghiaccio russa. Per un'estensione sostanziale del periodo navigabile bisognerà attendere, secondo gli esperti, almeno fino al 2030 se non il 2050. Proprio le caratteristiche del percorso, inoltre, lo rendono poco adatto ai porta-contatiner più grandi – la stessa Yong Sheng è una "multi-purpose", una nave con carico misto, container più altre merci - obbligando teoricamente a effettuare più viaggi con navi più piccole; il che, naturalmente, riduce la convenienza economica.

Boom di permessi di navigazione
Tuttavia, anche grazie all'ulteriore vantaggio competitivo di non essere esposta agli attacchi dei pirati come il tragitto attraverso il Canale di Suez, la rotta sta registrando negli ultimi anni un aumento di interesse da parte di player internazionali, come dimostra l'incremento dei permessi di navigazione e dei viaggi che percorrono l'intera rotta: 2 nel 2009, 4 nel 2010, 34 nel 2011, 46 l'anno scorso. Quest'anno, al 30 agosto, ne sono stati effettuati già 20, e i permessi concessi dalla Nsr Administration, l'autorità russa che ha la sovrintendenza sulla rotta anche per piccoli tratti di navigazione, sono stati quasi 500.
A far riflettere sul possibile valore potenziale del nuovo tragitto è però soprattutto la manifestazione di interesse della Cina, che prevede di veicolare, entro il 2020, fino al 15% del suo traffico commerciale sulla Northern Sea Route.

Il Porto di Rotterdam
Il Porto di Rotterdam, che accoglierà martedì la Yong Sheng, con un'estensione di 12mila ettari e un volume di traffico annuale di 450 milioni di tonnellate di merci, è il principale scalo europeo e il quinto mondiale. Appena pochi giorni fa è stato insignito del riconoscimento di prima infrastruttura mondiale in termini di competitività nella classifica del World Economic Forum.
Il Porto segue naturalmente da vicino i possibili sviluppi del nuovo tragitto. Per il momento tuttavia la maggior parte degli esperti giudica minimo l'impatto economico della Northern Sea Route sui flussi commerciali, perché minimo è e sarà nell'immediato il volume di traffico commerciale lungo i ghiacci artici rispetto alla rotta tradizionale (dove l'anno scorso sono transitate ben 17mila imbarcazioni). Diverso discorso andrà fatto in presenza di un traffico più consistente. Quello che però potrebbe avere delle ricadute più immediate sull'attività del Porto è l'incremento delle attività estrattive di petrolio e gas dall'Artico, su cui è già cominciata la corsa all'oro dei Paesi che si affacciano sul mare di ghiaccio. Questa prospettiva per le aziende del settore petrolchimico che hanno base nel Porto di Rotterdam è da tenere subito d'occhio.

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