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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2013 alle ore 19:52.

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Il messaggio è fortissimo: «I conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare soldi. I conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati». Un passaggio detto da Papa Francesco alzando gli occhi dal testo ufficiale, come a voler rimarcare la forza del messaggio.

Oggi la visita al Centro Astalli dei gesuiti, nel centro di Roma, dove sono accolti rifugiati di ogni luogo. Un appuntamento voluto da Bergoglio come naturale prosecuzione della visita a Lampedusa, anche nei gesti. Arriva con una piccola auto, senza scorta, tutto il piccolo seguito papale si veste in modo da mescolarsi, lo stile-Francesco si impone.

Una visita nel giorno in cui incontra i capi dicastero della Curia, quella Curia che vuole riformare nella direzione di una Chiesa povera per i poveri. La frase sugli alberghi-conventi è quindi in questa direzione, specie se pronunciata a Roma dove prolifera un business parallelo alle attività religiose di accoglienza. «Servire cosa significa? Significa accogliere la persona che arriva con attenzione, chinarsi su chi ha bisogno e tendergli la mano senza calcoli, senza timore, con tenerezza e con comprensione come Gesù si è chinato a lavare i piedi agli apostoli».

E ancora: «Servire significa lavorare a fianco dei più bisognosi, stabilire con loro innanzitutto relazioni umane, di vicinanza, legami di solidarietà. Questa parola che fa paura al mondo più sviluppato. Cercano di non dirla. E quasi una parolaccia per loro. Ma è la nostra parola! Servire significa riconoscere e accogliere le domande di giustizia, di speranza, e cercare insieme delle strade, dei percorsi concreti di liberazione». Parola quest'ultima che ultimamente riecheggia dentro le mura, con la riabilitazione profonda della teologia della liberazione. «Per tutta la Chiesa è importante che l'accoglienza del povero e la promozione della giustizia non vengano affidate solo a degli specialisti ma siano un'attenzione di tutta la pastorale, della formazione dei futuri sacerdoti e religiosi, dell'impegno normale di tutte le parrocchie, i movimenti e le aggregazioni eccleasistiche».

E sul passaggio dei conventi-albergo ha aggiunto: «Bisogna superare la tentazione della mondanità spirituale per essere vicini alle persone semplici e soprattutto agli ultimi». Un vero e proprio programma per tutta la Chiesa, in forte divergenza con «e pratiche diffuse dell'ultimo pontificato». La visita si è conclusa con un omaggio alla tomba di padre Pedro Arrupe, il venerato generale dei gesuiti.

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