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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2013 alle ore 08:21.

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Ci sono due aspetti nel discorso con cui Berlusconi ha voluto precedere di qualche ora il voto della Giunta del Senato. Il primo è il tentativo un po' sconcertante di riesumare il clima e lo spirito del '94 quasi vent'anni dopo: una mitica età dell'oro a cui un uomo allora giovane e vincente e oggi anziano e molto amareggiato guarda con nostalgia auto-consolatoria. Uno stato d'animo che attiene alla psicologia assai più che alla politica.

Il secondo aspetto è invece la risposta alla domanda che tutti si sono posti nei giorni scorsi. Ed è qui la notizia: Berlusconi accetta la decadenza dal mandato parlamentare senza rivalersi sul governo Letta. La parabola si compie.
Bisogna riconoscere che il segretario del Pd è stato ingeneroso nel suo commento. Berlusconi eversivo? Se è per gli attacchi alla magistratura, bisogna piuttosto dar ragione a chi ha parlato di un "disco rotto". Per anni e anni, avendo dalla sua la forza parlamentare, il leader del centrodestra non ha voluto o saputo promuovere la riforma della macchina giudiziaria. Ha continuato fino a ieri sera a fare una sola cosa: criticare i magistrati per via della "persecuzione" di cui egli si sente vittima. Il suo caso personale come sempre prioritario, anzi esclusivo.
Quanto alla richiesta di "ribellarsi" rivolta ai suoi sostenitori, è evidente che si tratta di un appello generico a chi vorrà sostenere la creatura politica a cui l'ex premier affida le sue speranze. Per la verità il ritorno a Forza Italia assomiglia un po' troppo a una minestra riscaldata in fretta e furia per mascherare la resa. E infatti tutti coloro che non volevano la crisi del governo, a cominciare da Alfano, si prodigano in elogi: idea brillante quella di dar vita a un nuovo "progetto politico".

Anche perché – è sottinteso – questo ritorno all'antico distoglie l'attenzione del capo dalle larghe intese ed evita che sia l'esecutivo di Letta (mai citato nel video-messaggio) a pagare il prezzo della disfatta berlusconiana. Pure Mussolini negli anni di Salò volle tornare allo spirito originario e "rivoluzionario" del suo movimento. Ma fu uno sforzo velleitario e persino patetico, dal momento che la dinamica storica ha una sua logica e nessuno può fermare il tempo.
Comunque Berlusconi ci prova, con una mano sul cuore e l'atteggiamento del martire che grida "Forza Italia" e anche "viva l'Italia". Tutto mescolato insieme nel desiderio di dar vita a una lunga campagna elettorale da giocare (quando verrà l'ora) intorno al nome "Berlusconi". Alla testa di un partito più che mai personale o familiare.
Per adesso tuttavia il governo resta in piedi. L'ex premier attacca le sinistre, accusandole di istinti liberticidi: ma è curioso che proprio con quelle sinistre, che a suo dire lo vogliono schiacciare, l'ex premier intenda continuare a governare. Da un punto di vista razionale i famosi "falchi" non avevano tutti i torti a chiedere la rottura. Ma Berlusconi da tempo aveva deciso altrimenti, anche a costo di madornali contraddizioni. Forse perché si è reso conto prima di altri che la sua stagione volge al termine e che non aveva senso combattere una battaglia di retroguardia contro le sentenze passate in giudicato e contro la legge Severino votata dai suoi stessi parlamentari.

Adesso comincia un'altra storia. Il discorso di ieri ha l'aria di preludere alle dimissioni volontarie dal Senato. Come dire che Berlusconi non aspetterà l'ultimo voto dell'aula del Senato, fra qualche settimana. Potrebbe lasciare prima e dedicarsi alla nuova Forza Italia. L'impegno lo terrà occupato, nell'illusione di rinnovare gli antichi fasti. Certo, la linea politica sarà populista con tratti estremisti ed è difficile credere che questo sia compatibile a lungo andare con la grande coalizione. Infatti il logoramento governativo è già in atto. Ma spezzare il patto sul caso giudiziario e non su qualche nodo economico o sociale di rilievo sarebbe uno strafalcione istituzionale di fronte al quale anche Berlusconi si è fermato. Ciò non toglie che per Letta il sentiero si sta facendo tortuoso. La polemica sull'Iva indica che ogni giorno ha la sua pena.

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