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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2013 alle ore 10:39.

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(Afp)(Afp)

La Procura di Agrigento non ha aperto alcuna inchiesta sui soccorsi prestati in mare ai migranti che erano sul barcone naufragato due giorni fa al largo di Lampedusa. Lo si apprende da fonti giudiziarie sottolineando che alcun fascicolo è stato istruito né su civili né su militari e forze dell'ordine. «Non indaghiamo su presunti ritardi nei soccorsi. Non abbiamo riscontri in merito». Lo afferma il procuratore aggiunto di Agrigento Ignazio Fonzo. In riferimento a una esposto alla Procura militare di Napoli su tali ritardi, annunciato secondo notizie di stampa da un generale dell'aeronautica in congedo, il magistrato si limita a dire: «Non ne so nulla e non ci compete».

Una denuncia, secondo quanto scrive il quotidiano La Sicilia, sarà presentata, invece, alla Procura militare di Napoli da un generale dell'aeronautica militare in congedo, Vittorio Scarpa, che ha annunciato l'iniziativa per fare chiarezza su chi e perché non avrebbe avvertito la guardia di finanza del naufragio. Secondo la ricostruzione del giornale, infatti, due motovedette delle Fiamme gialle sarebbero rimaste attraccate al molo Favaloro.

Intanto, la Procura di Agrigento continua a sentire i profughi superstiti dell'ultima tragedia nel mare di Lampedusa. Resta al momento gravemente indiziato per il naufragio un tunisino di 35 anni accusato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di omicidio plurimo. «Continuiamo a raccogliere prove testimoniali e riscontri per ricostruire il quadro delle responsabilità», spiega il procuratore aggiunto di Agrigento Ignazio Fonzo.

Guardia costiera: nessun ritardo nei soccorsi
«Dopo aver ricevuto la segnalazione di allarme via radio uhf alle 7, siamo immediatamente intervenuti con le nostre unità navali arrivate sul posto del naufragio prima delle 7,20: grazie anche alla cooperazione di soggetti privati, abbiamo salvato tutti quelli che erano sparsi in acqua e strappato al mare 155 vite». Quarantotto ore dopo la strage di Lampedusa, la Guardia costiera si affida ai numeri per respingere le accuse di chi ha parlato di ritardi o parziali «omissioni» dei soccorsi: «dal primo gennaio a oggi sono stati oltre 28mila i migranti tratti in salvo, 8mila dei quali solo a settembre: tra questi ultimi 1.400 bambini».

A innescare le polemiche, i racconti di alcuni dei soccorritori, secondo i quali si sarebbero potute salvare più persone se la Guardia costiera, raccolto l'allarme, non avesse aspettato da Roma un non meglio precisato «protocollo». Il punto resta da chiarire, anche se la definizione sarebbe sbagliata, comunque troppo enfatizzata, e sarebbe piuttosto il caso di parlare di procedure di soccorso in mare, le stesse adottate in tutti i casi come questo. Quel che appare certo - come confermato anche dalla ricostruzione fornita ieri dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano, alla Camera - è che l'avaria al barcone è da collocare tra le 4 e le 5 del mattino e i primi soccorsi dei diportisti intorno alle 7, non alle 6 o alle 6,30, come da alcune testimonianze riprese da media: una differenza, evidentemente, non da poco.

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