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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2013 alle ore 07:20.

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L'intervento finanziario dello Stato per salvare Alitalia-Cai dal fallimento (e le banche dalla perdita dei loro crediti) lascia sul terreno non pochi interrogativi. Soprattutto perché, rispetto all'alternativa "di mercato" rappresentata dal commissariamento e ristrutturazione di un'azienda già privatizzata nel 2008 lasciando un onere di almeno 3 miliardi sui contribuenti, avviene senza che si conosca il progetto industriale alla base di questo salvataggio.

Questo progetto industriale oggi non esiste. Lo ammette anche Palazzo Chigi nella nota di ieri, nella quale «il governo esprime soddisfazione per la volontà di Poste» di partecipare «come importante partner industriale» alla ricapitalizzazione di Alitalia. L'Alitalia ha presentato in luglio un nuovo piano, nel quale annunciava lo sviluppo di rotte intercontinentali con un'inversione di rotta rispetto alla politica di eccessiva concentrazione sul mercato nazionale seguita dal 2009 a oggi. Ma quel piano è stato bloccato a causa delle difficoltà finanziarie.

Facendo un consuntivo degli ormai cinque anni della Cai, nei quali la società ha perso oltre 1,2 miliardi, si può osservare che un vero progetto industriale non c'è mai stato. Dice Palazzo Chigi che ad Alitalia «servono discontinuità, stabilizzazione dell'azionariato e una importante ristrutturazione attraverso un nuovo progetto industriale. L'entrata di Poste è fondata su queste premesse». Quindi l'ingresso avviene al buio e i 75 milioni versati dalle Poste (più gli altri 75 milioni di garanzie pubbliche sui debiti) sono motivati da un progetto che non si conosce.

A meno che Massimo Sarmi non lo abbia confidato al premier Enrico Letta. Resta da chiarire il ruolo di eventuali altri soggetti pubblici, in particolare le Fs. Ma più di tutto va chiarito il ruolo che dovrà avere Alitalia, in un mondo nel quale, tranne le eccellenze low (e Alitalia non lo è), tutte le compagnie piccole e medie per sopravvivere convergono verso grandi aggregazioni. Letta non ha detto quale dovrà essere il rapporto tra Alitalia e il partner Air France-Klm. Air France avrebbe fatto sapere le sue condizioni per rilevare Alitalia oggi: una dura ristrutturazione e riduzione della flotta da 140 aerei a solo 60 aerei. Forse è una posizione tattica, ma chi coltiva visioni strategiche per fare grande la piccola Alitalia non deve dimenticare che già oggi è una compagnia regionale.

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