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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2013 alle ore 23:33.
L'ultima modifica è del 16 ottobre 2013 alle ore 00:38.

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Non c'è morte che si possa accettare con levità, anche quando le stagioni della vita paiono compiute nella loro interezza. Ma che Sara ci abbia lasciati nel pieno rigoglio dei suoi anni sembra una ferita enorme, impossibile non solo da sopportare, ma da accettare.

Certo ci sono altri, prima di noi suoi colleghi di lavoro, che oggi sono costretti a far fronte all'indicibile strazio. Sono il nostro collega Francesco, suo marito, che proprio qui la conobbe e che qui s'innamorò di lei; sono mamma, papà e fratello. A loro in questi istanti va il nostro pensiero, un sentimento di comunanza senza aggiunta di altre inutili parole.

Noi la ricordiamo al suo posto nella redazione online e prima ancora di fronte alla schermo della nascente tv del Sole qualche tempo fa. Chi è quella bella ragazza bionda, con la giacca rossa, che attacca la non stop di quel fatale 11 settembre e tiene con abilità il filo della sconvolgente giornata, incubo per il mondo intero? Chi è, negli anni che seguono, che presta il bel volto e l'affascinante voce a comporre il filo narrativo delle lunghe maratone elettorali? Chi è che segue con inalterata passione le sempre più indecifrabili vicende politiche del nostro Paese in questi tempi che ci provocano tanto smarrimento?

Sara, lo diciamo ai nostri lettori senza un briciolo di retorica, amava il suo mestiere e soprattutto il suo incarico legato alla politica. Mai s'è lasciata prendere da facili conati di qualunquismo. Al contrario, si ribellava a questo modo d'intendere e senza il timore di apparire ingenua, respingeva la nostra facile professione di cinismo.
Sara credeva con fermezza nella politica come la più alta espressione dell'agire nel sociale, in ciò educata da una famiglia che aveva ancorato la propria fede e le proprie credenze religiose all'impegno politico per i più deboli. Quando la si invitava a prendere nota con il pessimismo della ragione della decadenza di certi costumi, ti rispondeva che comunque non esiste altra strada se non quella faticosa della democrazia e del confronto. Che si fa, ti diceva? Tocca a noi, anche con il nostro mestiere, aiutare a trovare sbocchi, prospettive, individuare donne e uomini di buona volontà, restituire alla politica il suo compito più alto. Guai a mollare.

Ecco perché il suo bel sorriso oggi si agita di fronte a noi, nelle nostre menti e soprattutto nei nostri cuori. Sapere che se n'è andata così ci provoca un dolore immenso e una rabbia sconfinata. Ciascuno poi, con fede o con ragione, proverà a darsi una risposta. Ma oggi c'è solo quel nodo che ti serra la gola e ti lascia senza respiro per un barbaro destino che ci ha tolto la collega e l'amica.

Addio Sara, bella ragazza dalla giacca rossa, resterai sempre con noi.

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