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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2013 alle ore 09:21.
L'ultima modifica è del 18 ottobre 2013 alle ore 10:24.

«Non c'è un Obama d'Europa». Sono le parole del presidente del Consiglio, Enrico Letta, che ieri ha parlato al Brookings Institution, think tank di Washington, alla fine della giornata in cui ha incontrato alla Casa Bianca il presidente Barack Obama. Letta ha lamentato l'assenza di una figura di riferimento nell'Unione europea. «Se Obama dovesse venire a Bruxelles con chi parlerebbe? Con troppe persone», ha continuato il primo ministro. Il premier italiano ha poi insistito per cambiamenti che ha definito "radicali" all'interno delle istituzione europee. Ha infatti ricordato la necessità di andare verso un presidente unico dell'Unione - che unisca presidente del Consiglio europeo e presidente della Commissione europea - eletto direttamente dai cittadini. «Solo rafforzando il legame delle persone con le istituzioni possiamo rafforzare l'Europa», ha proseguito. L'Europa, infatti, ha sostenuto, potrà avere una posizione centrale nel mondo solo se rafforzerà la sua unione. Il presidente del Consiglio ha poi sottolineato che per fare questo bisogna eliminare le divisioni tra stati membri del nord e del sud, spingendo per un'azione comune. In questo senso «l'Europa senza Regno Unito sarebbe un'Europa peggiore», ha aggiunto, parlando di un'eventuale uscita di Londra dall'Ue. «Se l'esito del referendum sarà negativo», sarebbe un grosso problema per l'Unione, ha detto Letta, che non ha omesso di trattare anche il tema dei giovani italiani costretti a emigrare per trovare lavoro. «L'Italia sta obbligando i giovani a partire, ma dobbiamo e possiamo avere un cambio generazionale. È quello che sto cercando di fare capire all'Europa, agli Stati Uniti e all'Italia stessa». «Il mio principale obiettivo - ha concluso Letta - è trovare fondi per tagliare la tasse per l'impiego dei giovani».

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