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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2013 alle ore 12:21.
L'ultima modifica è del 21 ottobre 2013 alle ore 13:05.

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Giorgio Squinzi (Imagoeconomica)Giorgio Squinzi (Imagoeconomica)

«L'entità degli stanziamenti è deludente, i fondi destinati alla riduzione del cuneo fiscale non sono minimamente in grado di stimolare la domanda interna». Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, a Milano per l'assemblea della meccanica organizzata da Anima, ribadisce la propria insoddisfazione per l'attuale schema della legge di stabilità costruita con «passi nella giusta direzione ma deludente negli stanziamenti».

«Ho paventato il rischio che nel percorso parlamentare possano verificarsi "porcherie", come accaduto in passato. Spero non succeda, ma è chiaro che in questa fase non sono gli imprenditori a mancare di coraggio bensì il Governo». Governo che secondo Squinzi dovrebbe durare anche oltre la primavera del 2015, e questo per evitare danni d'immagine proprio in occasione dell'Expo, in programma da maggio a ottobre di quell'anno. «L'instabilità politica in quel momento – aggiunge Squinzi – non sarebbe un fatto positivo».

La situazione del Paese resta complicatissima, «se l'avessi saputo prima – spiega Squinzi – non so se mi sarei candidato alla guida di Confindustria», ma il leader degli imprenditori resta fiducioso sulla possibilità di una ripresa per il paese, puntando con forza sul manifatturiero. «Serve una crescita superiore al 2% - aggiunge – dopo il crollo di otto-nove punti dal 2008 non ci può bastare una crescita del Pil da prefisso telefonico».
Per Squinzi è impensabile che il Governo non riesca a trovare il modo di tagliare la spesa pubblica «del 2-3, forse anche del 4%, recuperando in questo modo 25 miliardi e anche oltre».

«Sul cuneo fiscale – aggiunge – avevamo chiesto un taglio da 10 miliardi, ora siamo a 2,6-2,7 e questo non basta, sono interventi non in grado di incidere sulla domanda, come è accaduto in passato per un provvedimento analogo varato dal governo Prodi». Un'azione più incisiva, su questo e altri aspetti, come il funzionamento della Pa, è per Squinzi fondamentale per convincere gli imprenditori italiani a restare in Italia. Un fatto comunque possibile, perché in presenza di un contesto diverso, più semplicemente di un paese normale, «noi imprenditori potremmo far vedere cosa siamo in grado di fare e potremo ripetere il miracolo economico del dopoguerra».

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