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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2013 alle ore 10:45.
L'ultima modifica è del 26 ottobre 2013 alle ore 16:05.

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Conti alla mano un italiano su dieci allo stato attuale è fuori dal mercato del lavoro. Non ci sono soltanto i disoccupati ormai a quota 3,07 milioni, ma anche 2,99 milioni di persone che non cercano ma sono disponibili a lavorare (in pratica i «rassegnati») e quelli che cercano lavoro ma non sono subito disponibili. Totale sei milioni di persone. È l'amara fotografia scattata dall'Istat in relazione al secondo trimestre 2013.

Da aprile a giugno scorso, la tabella sulle «forze lavoro potenziali» elaborata dall'istituto nazionale di statistica ha "mappato" 2.899.000 persone tra i 15 e i 74 anni che pur non cercando attivamente lavoro sarebbero state disponibili a lavorare (con una percentuale dell'11,4% più che tripla rispetto alla media europea pari al 3,6% nel secondo trimestre 2013). A queste si aggiungono circa 99mila persone che pur cercando non erano disponibili immediatamente a lavorare. Nel primo gruppo, ovvero gli inattivi che non cercano pur essendo disponibili a lavorare, ci sono quasi 1,3 milioni di persone che sono scoraggiate. In pratica, si tratta di tutti quelli che non si sono attivate nella ricerca di un lavoro pensando di non poter trovare impiego.

Letta: crisi causata da mancanza di più Europa
L'emergenza occupazione va affrontata sulla base di una strategia europea. Perché l'Europa «non è stata la causa della crisi, ma è la crisi che è stata causata dalla mancanza di più Europa», spiega il presidente del Consiglio, Enrico Letta, nel suo intervento ad un convegno sull'Europa alla Sorbona di Parigi. Il premier sottolinea che «l'Europa è stata usata come capro espiatorio per la crisi».

Lavoro:la situazione è critica soprattutto al Sud e tra i giovani
Non è una novità ma una conferma che la crisi, pur essendo generalizzata e non risparmiando nessuno, ha un impatto drammatico sui più giovani e nel Mezzogiorno. Su 3.075.000 disoccupati segnati nel secondo trimestre di quest'anno, le regioni meridionali hanno il non invidiabile primato di contarne più della meta (1,46 milioni). Sotto il profilo anagrafico, invece, la metà di chi non lavora è rappresentata da giovani (1.538.000 tra i 15 e i 34 anni, 935mila se si considera la fascia 25-34 anni).

Inoltre ben 1,9 milioni su quasi 3 milioni di inattivi potenzialmente occupabili si trovano proprio al Sud. Se si guarda alla fascia dei più giovani sono potenzialmente occupabili nel complesso (ma inattivi) 538mila persone tra i 15 e i 24 anni e 720mila tra i 25 e i 34 anni con una grandissima prevalenza di coloro che non cercano pur essendo disponibili a lavorare.

Nell'area della "sotto-occupazione" nel secondo trimestre 2013 ci sono circa 650mila persone mentre oltre 2,5 milioni di persone sono occupati con un 'part time involontariò, in crescita di oltre 200mila unità rispetto allo stesso periodo del 2012.

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