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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2013 alle ore 14:35.
L'ultima modifica è del 27 ottobre 2013 alle ore 14:36.

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Con la vittoria nel Gran Premio d'India, da oggi Vettel è un quadricampione del mondo di Formula 1. Status che condivide con Prost in assoluto e con Schumacher e Fangio per titoli conquistati di fila. Ma che svetta nell'olimpo di questo sport perchè a nessuno era mai riuscito questo filotto a soli 26 anni. Meno ovvio il resto del podio, condizionato da un paio di guasti eccellenti: Webber e Raikkonen hanno avuto entrambi grossi problemi sul finale di gara, lasciando posto a Rosberg e Grosjean.

Una gara, la terza e per ora ultima a disputarsi nel poco frequentato e molto inquinato circuito indiano, che tuttavia non è stata priva di interesse sportivo, tecnico e meccanico: dalle polemiche e le strategie delle gomme, ai problemi di affidabilità, piccoli incidenti e una buona dose di sorpassi con alcuni importanti exploit di giornata non hanno fatto annoiare i fan.
Una domenica tutto sommato vivace che verrà tuttavia ricordata in modo molto diverso a seconda degli osservatori. In Italia di certo non sarà menzionata con orgoglio: la strategia messa in campo da Ferrari ieri fra la Q2 e la Q3, che vedeva Alonso girare da prima fila ma, per preservare un treno di Soft hanno rinunciato a fargli fare il tempo "buono" nell'ultima sessione, non ha pagato oggi per colpa di un contatto con Webber che ha compromesso la gara del ferrarista sin dall'inizio. Un gran premio ancora una volta rovinato alla prima curva, trascorso ad arrancare, senza mai tornare nemmeno in zona punti, quando invece la strategia di partire con le medie prevedeva di fare forse anche più di meta gara con le medie già calzate nel primo stint.

Molto diverso il discorso per Vettel. Ormai è un uomo da leggenda. Al contrario di come viene percepito in Italia, Vettel in patria è visto ormai sempre più come un personaggio popolare, socievole e simpatico. Un'ospitata a Wetten, dass..? , lo show tv del sabato più popolare d'Europa, lo ha di fatto consacrato come intrattenitore, molto più velocemente ed efficacemente del carisma che in pista, o almeno ai paddock davanti ai microfoni, ha un po' tardato a dimostrare. Lui ora ha tutto il diritto di sognare di andare a prendere anche tutti gli altri record che appartengono ai nomi più importanti di questo sport, senza più preclusioni anche per il suo idolo connazionale. Bisogna vedere se vorrà continuare a farlo con la Red Bull o se dopo il 2015 deciderà di cambiare, come nell'ambiente si caldeggia da tempo, giusto per dimostrare che i successi non sono tutti riconducibili alla stessa macchina che, nei tempi moderni della Formula 1, si sa, fa molto più la differenza rispetto a un tempo, dove era il pilota al centro della prestazione.

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