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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2013 alle ore 06:48.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:34.
VENEZIA - Un investimento superiore agli 80 milioni per trasformare un'area degradata – l'isola di San Biagio (40mila metri quadrati, creata artificialmente e divenuta negli anni una discarica) – in un polo del divertimento e del tempo libero, il primo mai realizzato nella laguna di Venezia. Il progetto della Zamperla sarà presentato oggi alle 11 all'università Ca' Foscari, nell'occasione partner della multinazionale di Altavilla vicentina che fattura oltre 60 milioni, di cui il 95% all'estero, e conta 150 addetti in Italia (500 nel mondo).
Il detto "Nessuno profeta in patria" è ben noto all'azienda che ha già firmato parchi a tema dagli Stati Uniti alla Cina, dalla Corea del Nord a Messico e Thailandia, fino alla riconversione della centrale nucleare di Kalkar in Germania: «Purtroppo in Italia non è facile realizzare opere importanti a causa dei troppi individualismi, di vincoli, limitazioni e timori, con il risultato che spesso i sogni vengono considerati follie di visionari pericolosi – spiega Alberto Zamperla, presidente della Spa –. Ciò detto, mi preme sottolineare che ritengo con orgoglio la nostra azienda la quintessenza della migliore "italianità" di cui dovremmo essere fieri: creatività, ingegno, gusto estetico, professionalità, passione, il tutto condito da un atteggiamento manageriale e organizzativo che premia il merito e il senso di responsabilità dei collaboratori».
Il progetto San Biagio prevede un polo dedicato alla cultura, al recupero di storia e tradizioni lagunari, allo svago e al tempo libero, con un duplice obiettivo: essere fruibile per i veneziani, ma anche prolungare il soggiorno dei turisti (la capienza sarà di 11mila visitatori, che dall'isola grazie a un sistema di trasporti pensato in collaborazione con la municipalizzata potranno raggiungere piazza San Marco e altre destinazioni).
Il tutto ad alto grado di tecnologia, dalle vernici mimetiche per le installazioni alle fonti energetiche sostenibili, fino alla "realtà aumentata" per spiegare ai visitatori la storia di Venezia e le antiche tradizioni. Un'operazione che non ha simili in Europa, ma che per queste caratteristiche potrebbe ricordare i Tivoli Gardens di Copenhagen.
Il gioco di squadra interesserà l'azienda, l'ateneo – chiamato a farsi garante della credibilità e scientificità dei contenuti del futuro polo, ma anche della progettazione rispettosa degli equilibri e dei canoni estetici di una città unica al mondo – e l'amministrazione pubblica. Allo stato attuale è previsto che il Demanio conceda l'uso del terreno per quattro anni, mentre Zamperla si assumerebbe interamente i costi (milionari) di bonifica.
Dall'approvazione definitiva i tempi di realizzazione sono previsti in circa due anni. Un progetto "made in Veneto" che punta a coinvolgere altre realtà produttive locali fin dalle prime operazioni di messa in sicurezza del sito: «Da vicepresidente di Federmeccanica – aggiunge Zamperla – vorrei che operazioni come questa potessero riportare l'accento sulle eccellenze della manifattura del Nordest».
Quattro mesi dopo aver visto sfumare il progetto del Palais Lumiere proposto da Pierre Cardin come simbolo della rinascita di Marghera, naufragato fra vincoli burocratici e paesaggistici (tuttora irrisolti), per Venezia una seconda chance di attrarre un investimento privato che, a regime, dovrebbe creare 500 posti di lavoro diretti fra fissi e stagionali oltre all'indotto (dalla ristorazione, ai trasporti alle diverse attività produttive e ricreative).
@Ganz24Ore