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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2013 alle ore 12:12.
L'ultima modifica è del 31 ottobre 2013 alle ore 13:26.

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Ormai l'attesa per il voto sulla decadenza è superata. Non c'è bisogno del verdetto ufficiale dell'aula del Senato per avere la conferma dell'uscita dal Parlamento di Silvio Berlusconi. Per questo il Cavaliere sta pensando di giocare d'anticipo, aprendo la crisi sulla legge di stabilità. L'ex premier fa sapere, attraverso le anticipazioni del nuovo libro di Bruno Vespa, che «la partita è lontana dal fischio finale», si dice certo che la sentenza di condanna «sarà ribaltata molto presto» e che la decisione sul voto palese si rivelerà per la sinistra un «autogol». Ma sul "che fare" non offre indicazioni.

La valutazione è in corso proprio in queste ore nel fortino di Palazzo Grazioli dove il Cavaliere ha invitato per colazione i falchi Verdini e Bondi e il leader dei lealisti Raffaele Fitto. Il ragionamento è più o meno il seguente: «Non possiamo rompere sulla decadenza dopo aver avallato una finanziaria che reintroduce un'Imu mascherata, lo schema va invertito». In questo modo verrebbe messa alla prova anche la posizione dei ministri del Pdl ,a partire da Angelino Alfano, che hanno tentato finora di salvaguardare l'azione di governo, mantenendola distinta dalla vicenda Berlusconi. Sarebbe infatti proprio il principale provvedimento dell'Esecutivo a essere messo in discussione e Alfano, che è vicepremier in quanto segretario del Pdl, non potrebbe non tener conto della posizione espressa dal partito.

Certo Berlusconi è consapevole dei rischi di una tal scelta e non è sordo ai richiami alla prudenza che ancora ieri Gianni Letta (come Fedele Confalonieri) gli riproponevano. «Se cade il governo ti addosseranno tutta la responsabilità dell'aumento dello spread, dell'impazzimento dei mercati e a quel punto la tua uscita dal Parlamento sarà salutata come una liberazione; se invece non cade: che te ne farai di un partito all'opposizione , che non avrà più alcun peso sulle scelte?». Senza contare il favore indiscutibile a Matteo Renzi che «non vede l'ora di andare a votare».

Interrogativi tutt'altro che infondati. Ma che se fino a martedì avevano ancora prevalso, adesso, dopo la decisione della Giunta a favore del voto palese, hanno perso consistenza lasciando campo aperto a quel ragionamento da sempre portato avanti dai falchi, ovvero che per il futuro «hai meno da temere se ti metti a capo dell'opposizione pur restando fuori dal Parlamento, perchè ci penseranno bene prima di un eventuale arresto». Il riferimento è alle indagini su Berlusconi che sono ancora in corso, da Napoli a Milano, e dalle quali potrebbero arrivare nuovi provvedimenti cautelari ai suoi danni.

La decisione definitiva non è stata presa, tant'è che Berlusconi non ha ancora rotto il silenzio. Ma il Cavaliere non è intenzionato ad attendere il voto sulla sua decadenza. Certo molto dipenderà da quando l'appuntamento verrà calendarizzato in aula e di come si incrocerà con la legge di stabilità, che dovrebbe essere votata entro il 22 novembre. Fino ad allora non sono previsti altri appuntamenti ma nulla impedisce che una nuova riunione della Capigruppo inserisca il voto sulla decadenza tra i temi all'ordine del giorno prima di quella data. I grillini hanno già detto che lo chiederanno e anche nel Pd c'è chi spinge in tal senso. Gli emendamenti in commissione alla legge di stabilità dovranno essere presentati invece entro la prossima settimana . Il relatore del Pdl è un berlusconiano di ferro, Antonio D'Ali e dal tenore dei suoi emendamenti già si capirà se il Cavaliere continuerà o meno ad appoggiare Letta.

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