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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2013 alle ore 16:21.
L'ultima modifica è del 07 novembre 2013 alle ore 21:15.

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FUKUSHIMA DAIICHI - A un gigantesco macchinario di sollevamento, color verde pisello e targato Hitachi, è affidato un lavoro che tutto il mondo seguirà con attenzione e apprensione: la centrale nucleare di Fukushima Daiichi torna a provocare forti preoccupazioni internazionali non più solo per il problema delle gravi fuoriuscite di acqua radioattiva nell'oceano Pacifico.

I tecnici della società di gestione Tepco stanno per iniziare nei prossimi giorni la delicatissima e rischiosa operazione di rimozione delle barre di combustibile esausto dalla vasca di stoccaggio del reattore numero 4 a una vasca comune più sicura. Sono meno di 100 metri di distanza, ma si tratta anche di portare da un "quarto piano" fino a terra - e tenendoli ben sott'acqua, per evitare contatti con l'aria che rilascerebbero ingenti quantità di radioattività - ben 1.533 contenitori: 1331 con barre di combustibile esausto e 202 di combustibile "fresco" ossia non utilizzato.

Si tratta di una tappa fondamentale - con lavori che dovrebbero prolungarsi fino alla fine dell'anno prossimo - del processo di decommissionamento della centrale destinato a durare quarant'anni. Nel reattore 4, a differenza di quelli 1, 2 e 3, non c'è stata fusione nucleare in quanto era fermo per manutenzione ordinaria quando arrivò lo tsunami dell'11 marzo 2011; tuttavia nell'edificio si verificò una inquietante esplosione di idrogeno.

LE PRESSIONI INTERNAZIONALI
Ci sono state molte pressioni internazionali per una maggior trasparenza e la Tepco oggi ha consentito ad alcuni giornalisti di testate straniere - tra cui Il Sole 24 Ore - di entrare nella centrale e visionare dall'alto la vasca di stoccaggio dalla quale sarà estratto e spostato il combustibile esausto (a questo fine, è stato costruito un intero edificio a forma di L rovesciata a ridosso di quello del reattore 4, di cui copre gran parte della sommità e dove è stato installato il macchinario che eseguirà l'operazione).

Lo stesso ex ambasciatore giapponese in Svizzera, Mitsuhei Murata, ha inviato di recente una lettera al presidente Usa Barack Obama in cui sottolinea l'urgenza di " costituire una task force internazionale per assistere il Giappone dispiegando ogni possibile mezzo per ridurre i rischi dell'imminente primo spostamento di combustibile esausto dal reattore 4".

L'attivista Harvey Wassermann ha sostenuto non solo che la Tepco da sola non ha le risorse scientifiche, ingegneristiche e finanziarie per procedere all'operazione per proprio conto (e quindi dovrebbe essere la comunità scientifica internazionale a farsene carico), ma addirittura che questo lavoro «potrebbe costituire il momento più pericoloso per l'intera umanità dai tempi della crisi dei missili a Cuba».

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