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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2013 alle ore 17:25.
L'ultima modifica è del 07 novembre 2013 alle ore 18:07.

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Akira Ono, il funzionario della Tokyo Electric Power Company (Tepco) responsabile della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. (Reuters)Akira Ono, il funzionario della Tokyo Electric Power Company (Tepco) responsabile della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. (Reuters)

FUKUSHIMA DAIICHI - Akira Ono ha 54 anni ed è il funzionario della Tokyo Electric Power Company (Tepco) responsabile della centrale nucleare di Fukushima Daiichi gravemente danneggiata dal terremoto e dallo tsunami. Alla vigilia dell'avvio dell'operazione più rischiosa dopo la terribile primavera del 2011, sottolinea che la società ha fatto tutto il possibile per poter spostare in condizioni di sicurezza le barre di combustibile esausto dalla vasca di stoccaggio dell'edificio che ospita il reattore numero 4: un nuovo disastro, dice, è "quasi impossibile".

Quanto è difficile spostare il combustibile spento e quali sono le maggiori criticità dell'operazione?
"Non è la prima volta che facciamo questo tipo di operazioni. In ogni centrale nucleare i lavoratori spostano periodicamente il combustibile spento. Perciò, non penso che andiamo incontro ad una operazione estremamente pericolosa. Ma vorrei dire una cosa: la differenza, questa volta, è che i lavoratori dovranno indossare tute in Tyvek e maschere ‘full face'. Quindi sarà necessario condurre il lavoro con grande cautela".

Ma c'è chi pensa che si tratti di una operazione molto pericolosa, i cui effetti, se qualcosa andasse storto, potrebbero propagarsi fino a Tokyo o persino alla costa occidentale americana. Cosa ne dice lei?
"Se ci sono persone preoccupate di questo, è nostro dovere spiegare che possiamo procedere in condizioni di ampia sicurezza. Non penso che l'operazione in sé sia pericolosa".

Quindi ritiene che un altro disastro sia impossibile?
"Credo che sia quasi impossibile. Abbiamo fatto verifiche sulla solidità dell'edificio ogni trimestre, il che ha confermato che non ci sono problemi in merito alla resistenza ai terremoti. Se c'è preoccupazione, penso di poter dare tutte le spiegazioni".

Non è che il combustibile possa essere danneggiato?
"Abbiamo controllato se il combustibile sia stato danneggiato dai detriti caduti nella vasca, ma senza riscontrare alcunché di significativo. Poiché il combustibile è rimasto in acqua per oltre due anni,abbiamo anche fatto verifiche su eventuali corrosioni ma finora non abbiamo riscontrato problemi.

C'è chi afferma che un problema è la possibile inclinazione dell'edificio. Voi stessi avete ammesso che è "quasi" orizzontale…
"Quasi nel senso che nessun edificio è a inclinazione zero. Credo che sia una questione di standard. Il punto è se l'inclinazione aumenta o no. E noi abbiamo controllato ogni tre mesi".

A parte la necessità per i lavoratori di agire con indosso una protezione completa, che altro aspetto può destare qualche preoccupazione per i lavori di rimozione?
"Abbiamo rimosso i detriti e operato anche con un "water vacuum", ma c'è sempre la possibilità che frammenti molto piccoli di detriti possano essere rimasti. Se si inseriscono tra i contenitori, questo potrebbe creare qualche problema operativo. In questo senso, c'è una preoccupazione".

Passiamo alle strutture per il trattamento delle acque e i loro problemi
"Le operazioni presso la linea A dovrebbero riprendere domani. Quelle presso la linea C e B a metà novembre. Il nostro sistema Alps ha una capacità di trattamento di 750 tonnellate al giorno. Abbiamo deciso di costruire altri due sistemi per portare a 2mila tonnellate la capacità giornaliera di trattamento".

Che nuove misure sono state adottare per evitare nuovi disastri naturali?
"Ci sono le barriere "breakwater" contro lo tsunami. Ora l'Autorità di Regolamentazione nucleare sta considerando di introdurre standard più severi anti-tsunami e agiremo in questo senso".

C'è la sensazione che abbiate un po' ritardato l'inizio del piano di rimozione, facendo ulteriori prove. Un segnale che non tutto è pronto?
"Non credo che dobbiamo procedere in fretta. Condurremo l'operazione una volta pronti e dopo tutte le operazioni preparatorie".

In effetti è stata smentita ufficialmente l'indiscrezione che il processo di rimozione sarebbe iniziato domani. Ma è comunque imminente. La Tepco ha anche distribuito un memorandum in cui risponde a vari interrogativi. Assicura che "porterà avanti l'operazione secondo il principio 'safety first', anzitutto la sicurezza". Per minimizzare la dispersione di sostanze radioattive, sarà installato un "fuel cover" sotto il quale ci saranno strumenti di ventilazione, mentre tutto il combustibile sarà rimosso e trasferito in condizioni sott'acqua.

Sono state intraprese misure precauzionali multiple, inoltre, per il caso che accada un terremoto durante le operazioni, con rinforzi a ganci e cavi per evitare l'eventuale caduta dei contenitori in fase di sollevamento. E comunque, dicono, un singolo elemento non può portare a condizioni critiche (reazione nucleare) anche se dovesse cadere. In caso di tsunami, le funzionalità di raffreddamento sono state rafforzate attraverso una diversificazione delle fonti di energia.

L'elenco delle misure e delle precauzioni è lungo. Ma lunghe saranno anche le operazioni di trasferimento, che la Tepco conta di completare entro la fine dell'anno prossimo. E chi è convinto dell'estrema pericolosità dell'operazione ha da preoccuparsi fino alla fine del 2014.

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