Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2013 alle ore 07:15.
L'ultima modifica è del 08 novembre 2013 alle ore 08:33.

Avevo 11 anni quando, il 19 novembre 1955, la televisione trasmise la prima puntata di "Lascia o raddoppia?", il programma condotto da Mike Bongiorno che segnò lo spartiacque del "miracolo economico", cioè di quel processo che, dal 1949 al 1962, trasformò l'Italia da paese agricolo in grande nazione industriale. Quando Mike consegnò i primi fantasmagorici premi da oltre 5 milioni di lire, erano pochissimi i privati a possedere un televisore. Il suo costo si aggirava sulle 200mila lire, cinque volte lo stipendio di un operaio, quattro quello di un impiegato. Lo stesso importo del canone (l'"abbonamento", come si diceva allora) era di 18mila lire all'anno, una cifra proibitiva per l'italiano medio. Ma l'attesa del mercato era tale che il televisore diventò subito un prodotto di massa, grazie al crollo dei prezzi e, soprattutto, al pagamento a rate. Così, se alla fine del 1954 gli abbonati erano soltanto 88mila, nel 1960 erano già saliti a 2 milioni, nel '63 a 4, nel '65 a 6, per raggiungere i 10 milioni nel 1970.

Nei primissimi anni, la popolarità di "Lascia o raddoppia?" era tale da costringere i pochi privilegiati che potevano permettersi un televisore a ospitare amici e vicini di casa. I bar facevano affari d'oro e i miei mi portavano al cinema, dove la programmazione veniva interrotta alle 9 di sera per lasciare spazio sul grande schermo al severo cerimoniale di Mike, alla consegna delle buste da parte della "valletta muta" Edy Campagnoli e al sapere enciclopedico dei concorrenti. Doveva essere il 1957, l'anno in cui fui promosso alla quarta ginnasio, che nonna Aida mi prese da parte e mi confidò in gran segreto che papà e mamma avevano deciso di comprare un televisore. Fu collocato nel piccolo studio di mio padre, che fungeva anche da soggiorno, visto che la sala da pranzo era riservata alle grandi occasioni. Sopra l'enorme catafalco fu sistemato un minuscolo portalampada in ceramica che proiettava la sua luce azzurra verso l'alto (si diceva che in questo modo avremmo evitato disturbi agli occhi.) Il televisore veniva acceso solo un paio d'ore al giorno, per risparmiare energia. (...)

Ma L'Aquila, il vero "miracolo" non lo conobbe. I paesi della montagna si spopolarono in favore del Nord, dove il "miracolo" c'era davvero. («L'Aquila è stata mantenuta nello stadio di città burocratica», scriveva Alberto Cavallari. «La sua Fiat è la prefettura, la sua Montecatini è il Genio civile, i suoi stabilimenti sono le caserme. Con una caserma in meno si troverebbe in crisi»). Eppure bastavano due stipendi pieni, anche se di medio livello, per assicurare a una famiglia della piccola borghesia un moderato benessere. Quello che mi ha consentito di iscrivermi alle scuole migliori, di fare le vacanze di famiglia al mare, di frequentare gli ambienti intellettualmente più stimolanti in una città colta. «Va sempre con chi è migliore di te», mi raccomandava nonna Aida. E, infatti, ho avuto sempre compagni di scuola e colleghi di lavoro più bravi di me (venni educato all'emulazione verso l'alto, oggi accade il contrario: se non posso raggiungerti, sei tu che devi retrocedere e bloccare la tua carriera e soprattutto la tua retribuzione).

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi